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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2011 alle ore 22:50.

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Il petrolio libico fa gola a tutti: Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti in testa. Senza dimenticare la Cina. Si tratta di una produzione di 1,6 milioni di barili al giorno pari al 2% globale la cui mancanza dai mercati ha costretto l'Aie, l'agenzia internazionale per l'energia ad autorizzare nei mesi scorsi all'uso delle riserve strategiche. Un fatto di cui non si ricordava un precedente nel dopoguerra.

Ma che fare se la situazione politica e sociale dovesse deteriorarsi al punto da costringere alla necessità di dispiegare truppe di terra? Senza stabilità politica e sociale il petrolio non si estrane né si raffina né tantomeno si esporta.

Il tema del peacekeeping spacca gli alleati tra favorevoli e contrari. C'è chi si schiera per il sì per far fronte all'ipotesi del vuoto di potere scatenato dalla caduta del raìs e chi vede solo pericoli in un coinvolgimento di terra in una ripetizione del caso iracheno. Una cosa è certa: il dopo Gheddafi, nelle stanze del potere dell'Occidente, è già iniziato. Il tema della presenza di truppe di terra è spinoso. La Nato si è subito chiamata fuori: in Libia soldati «non ne abbiamo» e «non ne avremo neanche in futuro» ha messo le mani avanti la portavoce dell'Alleanza Atlantica, Oana Lungescu.

A cantare fuori dal coro, sebbene in via trasversale, è stato il Regno Unito. Downing Street, infatti, non ha escluso tra mille distinguo un ruolo di peacekeeping per i suoi militari. «Non sappiamo - ha risposto la portavoce di David Cameron alle insistenti domande dei giornalisti - che tipo di sostegno extra avrà bisogno il Cnt per stabilizzare la situazione».
Detto questo, Downing Street ha anche definito come «poco probabile» l'invio di truppe britanniche sul suolo libico. «Dovesse rendersi necessario un contingente di peacekeeping», ha sottolineato una fonte governativa al Daily Telegraph, «chiederemmo alle nazioni africane di aprire la via». Il ghiaccio è rotto almeno alivello mediatico. Silenzio sul fatto che le migliori truppe di peackeeping nel mondo per riconoscimento internazionale (vedi Afghanistan, Libano, Kossovo, Bosnia) sono quelle italiane.

Circa 200 fucilieri del secondo reggimento reale da tempo di stanza a Cipro sono pronti ad entrare in azione in 24 ore, ha spiegato sempre il Daily Mail "imbeccato" ad arte da una fonte governativa.
«Sono stati allertati fin dai primi di luglio», ha detto sempre la fonte al Daily Mail. «L'equipaggiamento è stato messo a punto e sono solo in attesa del disco verde». In più, dovesse esserci bisogno di rinforzi, 600 Royal Marines sono presenti nel quadrante mediterraneo e sarebbero pronti ad affiancare «operazioni di tipo umanitario».

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