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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2011 alle ore 19:54.

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Quanti sono e cosa fanno i militari occidentali che affiancano i ribelli libici nella battaglia di Tripoli? Il sito israeliano Debka, solitamente ben informato sulle questioni militari e di intelligence, ha rivelato la presenza di consiglieri militari della Nato (in particolare uomini delle forze speciali francesi e britannici) in appoggio ai ribelli impegnati nell'assalto a Tripoli. immediata la smentita del portavoce della missione dell'Alleanza Atlantica in Libia, Roland Lavoie.«Il nostro mandato prevede la protezione dei civili, una no fly zone e l'embargo. Non l'invio di truppe a terra».

Una risposta accettabile solo perché i consiglieri militari francesi, britannici - ma anche statunitensi e italiani la cui presenza in Libia è stata più volte rilevata negli ultimi mesi - non rispondono del loro operato alla Nato ma dipendono direttamente dai singoli Paesi. Gli stessi che hanno fornito in segreto armi ai ribelli utilizzando lanci paracadutati o sbarcandoli a Bengasi e Misurata sotto la copertura degli "aiuti umanitari" come hanno rivelato al Sole 24 Ore fonti ben informate.

Una trentina di ufficiali inviati da Parigi, Londra e Roma lavorano nell'embrione di stato maggiore costituito dagli insorti a Bengasi con compiti di consulenza ma molti altri operano sul campo, in prima linea o dietro le linee dei lealisti per raccogliere informazioni, guidare i raid aerei della Nato su obiettivi sensibili (come le rampe di missili balistici Scud schierate a Sirte e impiegate negli ultimi giorni per lanciare almeno quattro missili su Brega e Misurata) e soprattutto per coordinare le operazioni dei miliziani.

Forze speciali francesi, personale statunitense di Cia e Special forces, contractors e squadre dello Special air service britannici insieme a incursori italiani assistono i ribelli nell'impiego di armi complesse come i missili anticarro e l'artiglieria e soprattutto fungono da ponte per trasferire ai reparti degli insorti sul terreno le informazioni fornite dall'intelligence e dai velivoli di ricognizione e sorveglianza, inclusi gli aerei teleguidati che tengono sotto controllano l'area di Tripoli.

Gli insorti non hanno la capacità di gestire le sofisticate apparecchiature (peraltro segrete) necessarie a ricevere ed analizzare dati e immagini provenienti dagli aerei alleati e non sono addestrati a combattere con il supporto ravvicinato degli elicotteri d'attacco Apache, Gazelle e Tigre messi in campo dai franco-britannici. Per questo i consiglieri militari stranieri hanno svolto un ruolo di primo piano nell'offensiva che ha portato a Tripoli almeno 3 mila insorti (ma molti rinforzi sarebbero in arrivo), coordinando l'avanzata spianata dai velivoli alleati che in cinque mesi hanno effettuato oltre 20 mila missioni distruggendo 5 mila obiettivi tra i quali 800 mezzi corazzati e pezzi d'artiglieria.

Secondo Debka i consiglieri militari occidentali costituiscono uno degli obiettivi della controffensiva scatenata nella capitale dalle truppe lealiste che a Tripoli disporrebbero di 5 mila combattenti ben addestrati e di altri 15 mila ancora operativi nel resto del Paese. Numeri e valutazioni difficili da verificare.

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