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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2011 alle ore 14:47.

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Per il Pd sono tutti uguali di fronte alla legge, l'importante è che la magistratura vada avanti e trovi la verità: «Da noi non sentirete mai parlare di complotti». Lo ha affermato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in relazione al caso Penati. Lo stesso Bersani ha poi ricordato che in base al codice etico del Pd è stato chiesto al politico milanese di fare un passo indietro, e lui ha risposto positivamente autosospendendosi dal partito e abbandonando ogni carica istituzionale. «Penati si è sospeso, è andato via dalle cariche istituzionali, e poi dal gruppo Pd, e quindi, adesso, farà le sue scelte con i suoi avvocati».

«Noi teniamo fermo il principio che le accuse sono certamente gravi e vogliamo che si trovi verità e si faccia chiarezza. La magistratura - ha detto Bersani - faccia il suo dovere, per noi sono tutti uguali di fronte alla legge: immigrati, onorevoli e amministratori. Io sono il segretario del partito e sono interessato che non ci siano ombre in nessun modo. Da questa vicenda dolorosa deve venire fuori una regola: si rispetta l'operato della magistratura e non si mettono ostacoli. Chi è coinvolto in indagini, come dice il nostro codice etico stringente, deve fare un passo indietro e Penati ne ha fatti tre o quattro e questo - ha concluso Bersani - va riconosciuto».

Numerosi i commenti di esponenti politici di primo piano alla vicenda Penati. «Se le accuse fossero vere, il Pd non potrebbe consentire a un personaggio simile di restare all'interno del partito. Chi si lascia corrompere deve essere emarginato», sostiene il senatore democratico (ed ex magistrato milanese) Gerardo D'Ambrosio. Si dice «scioccato» alla lettura delle motivazioni dei giudici anche il collega di partito Enrico Letta, mentre per un altro magistrato ed esponente democratico, Felice Casson, il caso Penati «non è un caso isolato». Forti critiche al Pd anche da parte centrodestra, con Gasparri («Penati è un Greganti al cubo»), Cicchitto («Prima di polemizzare Bersani guardi a casa sua») e Borghezio («Ecco la diversità morale della sinistra»).

Convocata la commissione di garanzia del partito democratico
A seguito degli sviluppi del caso Penati il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e il presidente della Commissione nazionale di garanzia del Pd, Luigi Berlinguer, hanno ritenuto opportuno che si avvii un'azione di immediata verifica a tutela della onorabilità del partito. Bersani ha dichiarato: «La commissione di garanzia difenderà il buon nome del partito». Berlinguer ha convocato una riunione della Commissione per il 5 settembre al fine di esaminare le iniziative da porre in essere nel quadro di una concreta azione di vigilanza. A questo scopo Berlinguer ha deciso di invitare Penati «ad ottemperare al dovere - previsto dal codice etico del Pd - di informare tempestivamente la Commissione provinciale di garanzia di Milano sui fatti che, allo stato delle indagini, lo hanno investito».

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