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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2011 alle ore 11:20.
L'ultima modifica è del 14 settembre 2011 alle ore 09:47.

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L'ex braccio destro di Giulio Tremonti, Marco Milanese (ANSA/GIUSEPPE LAMI)L'ex braccio destro di Giulio Tremonti, Marco Milanese (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Nessun colpo di scena nel caso di Marco Milanese, l'ex braccio destro di Tremonti accusato di corruzione, associazione per delinquere e rivelazione del segreto d'ufficio e per il quale la procura di Napoli ha chiesto l'arresto (leggi il suo ritratto). La giunta per le Autorizzazioni della Camera ha infatti respinto la richiesta dei pm campani. Tutto è andato secondo le previsioni della vigilia, con la Lega che ha votato contro assieme agli altri gruppi di maggioranza. Il voto si è così risolto con 11 no (7 Pdl, 2 Lega, 1 di Popolo e territorio e 1 del gruppo Misto) e 10 voti a favore (5 Pd, 1 Idv, 2 Udc, 2 Fli).

Leghisti decisivi per il salvataggio di Milanese
Decisivi, dunque, ai fini del salvataggio dell'ex consigliere del ministro dell'Economia sono stati dunque i due leghisti Luca Paolini e Fulvio Follegot che ieri avevano annunciato la decisione di pronunciarsi contro l'arresto del deputato del Pdl. Una scelta seguita in serata dal commento del leader della Lega, Umberto Bossi. «Non mi piace mandare la gente in galera». E sarà proprio il Senatur a decidere la linea da tenere in Aula, il 22 settembre, quando le sorti dell'ex ufficiale delle fiamme gialle passeranno all'esame dell'assemblea. Oggi lo stesso Bossi è apparso ancora più prudente sul caso dell'ex braccio destro di Tremonti. «Devo sentire ancora il gruppo. I miei mi dicono che è una forzatura», dice ai cronisti riferendosi all'ipotesi dell'arresto per Milanese. Poi, poco dopo, apre uno spiraglio a favore di Milanese. «Libertà di coscienza? Dovremo decidere anche questo, ma c'è questa possibilità».

Mantini (Udc): in Aula voto sia palese
I centristi che non si erano sbilanciati fino a ieri si sono poi espressi a favore della custodia cautelare in carcere per il deputato pidiellino, ma hanno già annunciato che in Aula lasceranno libertà di coscienza ai deputati. Oggi, poi, uno dei due membri Udc della giunta, Pierluigi Mantini, ha ribadito che il suo partito è contrario al voto segreto. «Il voto deve essere palese - ha osservato - perché tutte le forze politiche devono assumersi la responsabilità di quello che fanno».

Pdl schierato contro l'arresto ma i malumori non mancano
La richiesta di voto segreto deve essere fatta dai deputati ed è molto probabile che la maggioranza, come avvenuto per il caso di Alfonso Papa, scelga questa strada per assicurare il salvataggio di Milanese. Vero è, però, che al di là della posizione ufficiale del Pdl e della Lega in giunta, l'eventuale scrutinio segreto potrebbe riservare più di qualche sorpresa visto che l'ex braccio destro di Tremonti suscita diverse antipatie nel partito di Silvio Berlusconi e non è escluso dunque che qualche collega approfitti del voto del 22 settembre per punirlo.

Il Carroccio diviso: Bossi prova a ricucire la frattura
Diverso è il discorso in casa di Umberto Bossi. Ieri Paolini, commissario leghista in giunta, aveva paventato, forse un po' troppo frettolosamente, la possibilità di un voto secondo coscienza in assemblea. Oggi, invece, lo stesso leghista ha corretto il tiro rinviando la decisione finale a una riunione del gruppo «in cui saremo coerenti con le indicazioni del segretario federale». L'ultima parola spetterà dunque a Umberto Bossi che dovrà provare a ricucire l'ennesima frattura tra i suoi fedelissimi (il cosiddetto "cerchio magico" che ha spinto per il salvataggio di Milanese) e i maroniti, gli uomini vicini al ministro Roberto Maroni, più inclini ad applicare a Milanese lo stesso trattamento riservato a Papa, quando il sì dei leghisti all'arresto fu decisivo per mandare l'ex magistrato dietro le sbarre del carcere napoletano di Poggioreale.

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