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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2011 alle ore 20:55.
L'ultima modifica è del 16 settembre 2011 alle ore 12:30.
È scontro tra il premier e la procura di Napoli che indaga sulla presunta estorsione ai danni del Cavaliere nell'ambito dell'inchiesta sull'imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini. I legali hanno rinnovato oggi alla procura la richiesta di ascoltare il premier insieme a un difensore, ma i magistrati non sono d'accordo. «Il presidente è disponibilissimo a rendere dichiarazioni, in qualsiasi momento e anche senza l'intervento degli avvocati - premette Ghedini - ma sono i suoi legali a fargli notare che è indispensabile la loro presenza, altrimenti l'atto sarebbe invalido. Infatti, il gip nella sua ordinanza sostiene che c'è una connessione con un altro procedimento dove il presidente è imputato, quindi, codice alla mano, essendoci il collegamento tra i procedimenti, per poterlo ascoltare occorre che venga accompagnato dai difensori. La connessione - conclude Ghedini - non è una prospettazione della difesa, è l'autoritá giudiziaria di Napoli ad affermarla».
Cambio di programma per il processo Mills
Novità, invece, per l'udienza di lunedì del processo Mills al Palazzo di Giustizia di Milano: il premier ci sarà, ha confermato lo stesso Longo. E intanto, davanti alle sollecitazioni del Pdl che fa quadrato attorno al Cavaliere, il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, assicura «che il Csm è stato ed è vigile nell'esercizio delle proprie attribuzioni, ovviamente nel rispetto delle norme che regolano i procedimenti giurisdizionali».
Lo scontro tra procura e difesa
Il punto è quindi sempre lo stesso. Dietro le «difformità» di cui parla Longo resta infatti la battaglia tra procura e difesa. I magistrati, Giandomenico Lepore e Henry John Woodcock, vorrebbero infatti ascoltare il presidente del Consiglio da solo, senza avvocati, perché in questo filone di indagine è parte offesa, almeno al momento. I difensori, invece, vorrebbero assistere il premier e chiedono che sia audito in veste di indagato nel procedimento connesso in relazione al caso Ruby. Una mossa che consentirebbe a Berlusconi di essere convocato dai magistrati alla presenza dei suoi avvocati ed eventualmente di avvalersi della facoltà di non rispondere. Da qui la nuova richiesta dei legali del Cavaliere di partecipare alla deposizione, ma la procura non è dello stesso avviso. «Noi siamo sempre in attesa di una risposta da parte della procura di Napoli», spiega l'altro legale del premier, Niccolò Ghedini, e, fino a quando non verrà data, il Cavaliere non si presenterà all'appuntamento con i magistrati.
L'offerta dei pm: sì al confronto e senza domande sul caso Ruby
Dal canto loro, i pm partenopei, dopo l'invio del memoriale difensivo firmato dal presidente del Consiglio (nel quale Berlusconi nega di essere stato ricattato dalla coppia Lavitola-Tarantini) e giudicato insufficiente dai magistrati, avevano anche offerto al premier una nuova alternativa: sì al confronto ma senza domande sulla vicenda Ruby che lo vede indagato a Milano.
Le condizioni di Ghedini e Longo: audizione con un difensore
Anche questa offerta è stata però respinta dal collegio difensivo del Cavaliere che, scartata la possibilità di assolvere al confronto con il memoriale, punta a far accettare ai pm un'audizione del presidente del Consiglio con accanto un difensore e senza intercettazioni (considerate inutilizzabili da Ghedini e Longo visto che il premier è un deputato e serve l'autorizzazione della Camera di appartenenza). I magistrati, però, non indietreggiano. Non c'è, dicono, alcuna contiguità tra le inchieste di Milano e Napoli che giustifichi le condizioni poste dagli avvocati del premier.
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