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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2011 alle ore 13:55.

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Il Pdl fiuta l'aria e già si affolla alla corte di Pier Ferdinando Casini. «Bisogna ragionare - scandisce il capogruppo del Senato, Maurizio Gasparri - sulla ricomposizione di una vasta area moderata e di centro-destra». Se davvero saranno rose è ancora presto per dirlo. Ma certo quel «bel passo avanti» verso il Nuovo Ulivo sfuggito ieri a Pierluigi Bersani - sul palco della festa nazionale dell'Idv insieme al padrone di casa Antonio Di Pietro e al leader di Sel, Nichi Vendola - un primo effetto sembra averlo prodotto.

Pd: Berlusconi lasci. E anche Fini attacca: serve nuovo premier
Il risultato, però, non è tanto lo scontato infittirsi delle avances pidielline all'indirizzo dei centristi. Quanto piuttosto un mezzo terremoto tra i democratici. Che pure tornano oggi ad alzare il tiro contro il premier. «L'Italia, con i suoi gravi problemi, non si può permettere un esecutivo che governa a tempo perso -spiega Davide Zoggia, responsabile Enti locali -. Berlusconi si rechi al Quirinale e rassegni le dimissioni». E anche Gianfranco Fini prova a cavalcare il disagio della maggioranza. «L'Italia non ha bisogno di un presidente del consiglio che scherzosamente dice di essere a mezzo servizio perché ha la mente altrove né ha bisogno di carnevalate padane, ma di un governo che governa. Auspico un altro governo che presuppone un altro presidente del Consiglio».

Follini e la minoranza democratica bocciano l'asse con Idv e Sel
Ad agitare le acque in casa democratica non è però Berlusconi, ma il fantasma dell'Ulivo. Marco Follini lo aveva fatto capire ieri ancor prima che il segretario salisse sul palco insieme a Tonino e a Nichi. «Un'alleanza con Idv e Sel snaturerebbe il Pd». E Beppe Fioroni, capofila dei cattolici del partito, ci aveva messo il carico da novanta. «Non possiamo ripetere gli errori del '94 quando Occhetto si arroccò su una gioiosa, ipotetica, macchina da guerra di sinistra che finì sconfitta. Questa cosa non può essere. Non possiamo fare una coalizione che si riduce a Pd-Idv-Sel: quella sarebbe una coalizione non in grado di vincere da sola». Sempre ieri, poi, dalle pagine di Europa, anche Paolo Gentiloni, uno dei leader della minoranza democratica, aveva messo in guardia dai rischi di un possibile asse con dipietristi e vendoliani. «Una coalizione Pd-Idv-Sel che uscisse vincente da un voto con questa legge elettorale potrebbe affrontare le sfide che abbiamo davanti?».

Franceschiniani scettici e anche Letta e D'Alema non esultano
Insomma, l'idea di nuove nozze con Idv e Sel preoccupa Veltroni e compagni, ma non piace neppure all'ala che fa capo a Dario Franceschini. Tanto che oggi uno degli uomini più vicini all'ex segretario, Giorgio Merlo, boccia qualsiasi ritorno al passato. «Il Pd deve costruire una coalizione di centro sinistra credibile, coerente e coesa con le forze moderate e riformiste. Due sono i modelli politici da respingere senza equivoci e senza titubanze. La "gioiosa macchina da guerra" da un lato e
l'infausta e grottesca esperienza dell'Unione dall'altra». Senza contare che lo spostamento a sinistra non entusiasma nemmeno ai piani alti di Largo Del Nazareno. Enrico Letta, numero due del partito, non ha mai nascosto le sue perplessità sulla riedizione di un nuovo Ulivo e anche l'ex premier Massimo D'Alema è convinto che lasciare Casini al Pdl sarebbe un grosso regalo al centro-destra.

Di Pietro e Vendola mettono già benzina al motore della nuova alleanza
Vero è che ieri Bersani non ha chiuso completamente la porta ai centristi, ma i toni perentori di Di Pietro («Casini è una escort della politica») e i distinguo di Vendola fanno capire che difficilmente Idv e Sel potranno convivere sotto lo stesso tetto dell'Udc. Il leader dei centristi poi ha già risposto picche. «Se il Pd ha nostalgia dell'Ulivo è un suo problema - ha detto ieri Casini -. Io certamente non ne ho». Mentre Di Pietro e Vendola mettono benzina al motore del nuovo progetto. «Ieri sera noi (Idv, Sel e Pd, ndr) abbiamo posto le basi per una coalizione politica e di programma», torna a ripetere oggi l'ex pm. Mentre il governatore della Puglia parla esplicitamente di avvio «del cantiere dell'alternativa». Insomma, la nave del Nuovo Ulivo guidata da Tonino e Nichi vorrebbe già lasciare il porto, ma prima di salire a bordo Bersani dovrà vedersela con i suoi.

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