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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2011 alle ore 12:42.

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"Siamo stati colpiti da numerosi razzi, ma torneremo presto indietro", ha assicurato. "Dobbiamo riorganizzare le nostre truppe e rifornirci di munizioni", ha spiegato a propria volta un altro portavoce Saraj Abdelrazaq.

"Stiamo aspettando l'ordine di tornare di nuovo all'attacco".
Da Tripoli un portavoce del Consiglio Nazionale Transitorio, Mahmoud Shamman, aveva assicurato che a Bani Walid la situazione sarebbe stata risolta entro la serata di ieri. Confusa anche la situazione a Sirte dove i ribelli sarebbero penetrati in città da tre direttrici innalzando le loro bandiere sugli edifici istituzionali e persino sulla sede della tribù Gaddafa, quella del Colonnello. Grazie ai rinforzi freschi arrivati da Misurata e Bengasi (centinaia di combattenti, carri armati e fuoristrada armati di mitragliatrici) i ribelli avrebbero intensificato gli attacchi ma il condizionale è d'obbligo perché in città non vi sono reporter indipendenti e le notizie giungono solo arrivano solo attraverso gli annunci trionfali dei ribelli secondo i quali metà città e l'aeroporto a una ventina di chilometri a sud del centro abitato, sono sotto il loro controllo costringendo i lealisti a ritirarsi.

"La battaglia non è conclusa", ha affermato questa mattina il portavoce di Gheddafi, Moussa Ibrahim.
"Assicuriamo tutti che Sirte e Bani Walid sono forti, malgrado il pesante, incredibile bombardamento senza pietà della Nato contro ospedali, famiglie e scuole".

A Sirte come a Bani Walid le truppe di Gheddafi sembrano adottare la tattica di far penetrare in città il nemico per poi attaccarlo da più parti con incursioni e bombardamenti. Un metodo efficace, già impiegato nel 1994 dai ceceni a Grozny contro le truppe di Mosca, che offre il vantaggio di limitare i raids dei jet della Nato per timore di colpire i ribelli o civili.

Nelle due città i ribelli "stanno facendo morire di fame la popolazione" ha denunciato Ibrahim "per costringere la gente a passare dalla loro parte.
Hanno tagliato l'elettricità e l'acqua, hanno bloccato le strade ai rifornimenti di cibo e medicinali, violando ogni norma internazionale". In pratica la stessa tattica adottata nei mesi scorsi dai lealisti nell'assedio di Misurata.

Che le truppe del raìs facciano ancora paura lo dimostrano le dichiarazioni del presidente del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, che in un'intervista alla Bbc ha detto che Gheddafi sta preparando una controffensiva dal sud della Libia, dalle basi di Sebha e Jufra dove vi sono ampi depositi di armi, mezzi e munizioni. Le forze lealiste starebbero pianificando "attacchi su città, campi petroliferi e centrali elettriche" ha detto Jallil chiedendo alla comunità internazionale più armi per poter prendere il controllo delle aree ancora fedeli al rais.

La Nato valuta che "il 15% delle forze di Gheddafi sono ancora operative" come ha ammesso il generale francese Vincent Tesniere. Nell'ultima settimana i jet hanno effettuato 94 attacchi aerei che hanno permesso di neutralizzare una decina di obiettivi dei lealisti e ieri i bombardieri Tornado della Royal Air Force hanno distrutto un deposito di mezzi e alcune infrastrutture militari a Sebha.

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