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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2011 alle ore 08:13.
Sulle richieste relative alle misure cautelari nei confronti di Tarantini, detenuto a Poggioreale, e Lavitola, latitante a Panama, la Procura partenopea ha ribadito il parere favorevole alla concessione degli arresti domiciliari per Giampi. I legali del collegio di difesa hanno chiesto l'annullamento o in subordine l'attenuazione dei provvedimenti restrittivi, sottolineando infine la competenza territoriale di Roma. La decisione è attesa per lunedì prossimo.
Sull'indagine è intervenuta anche la sezione di Napoli della giunta distrettuale dell'Associazione nazionale magistrati. In un documento diffuso ieri ha smentito l'esistenza di una presunta superprocura napoletana: «Con particolare riferimento alla più recente vicenda che concerne il Presidente del Consiglio - si legge nella nota - si sostiene che le indagini sarebbero state condotte "illegalmente" senza il rispetto delle forme e in violazione delle regole e delle garanzie del processo». Di fronte a questo quadro, dice l'Anm, «i magistrati napoletani non possono tacere dinanzi alla costruzione di un simile teorema che si fonda su affermazioni di fatto non corrispondenti al vero, con l'obiettivo di delegittimare la magistratura napoletana gettando discredito sul suo operato».
LA VICENDA
La competenza
Di fronte al tribunale del Riesame i pm di Napoli Curcio, Piscitelli e Woodcock (nella foto) hanno insistito sulla loro titolarità nell'inchiesta sul presunto ricatto ai danni del premier organizzato da Gianpaolo Tarantini (detenuto nel carcere di Poggioreale), la moglie Angela "Nicla" Devenuto (ai domiciliari) e Valter Lavitola (latitante a Panama)
Un'ordinanza del Gip Amelia Primavera ha infatti sancito l'incompetenza territoriale dell'autorità giudiziaria di Napoli
Gli atti dell'inchiesta sono già stati trasferiti a Roma, dove i pubblici ministeri hanno iscritto nel registro degli indagati l'imprenditore pugliese, sua moglie e il direttore-editore de «l'Avanti!»
Un nuovo reato
I pm partenopei prospettano l'ipotesi di un reato oltre a quello dell'estorsione contestato agli indagati: si tratta dell'articolo 377 bis del codice penale che punisce l'induzione a fare dichiarazioni mendaci davanti all'autorità giudiziaria
Il riferimento è alle affermazioni fatte da Tarantini all'autorità giudiziaria pugliese e a quella napoletana, laddove ha escluso che Berlusconi fosse a conoscenza che le donne portate alle feste erano escort e quando ha sostenuto che le somme versate dal premier fossero un atto di liberalità. Se il Tribunale della libertà aderisse a questa ipotesi i giudici potrebbero provvedere nei confronti di Berlusconi per istigazione a mentire
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