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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2011 alle ore 09:00.
L'ultima modifica è del 04 ottobre 2011 alle ore 12:51.

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Si riprende da un nulla di fatto: niente accordo tra Pdl e Terzo polo attorno al nucleo degli emendamenti presentati ieri dalla maggioranza, cioè la non pubblicabilità delle intercettazioni fino alla cosiddetta udienza-filtro. Il disegno di legge sulle intercettazioni riparte quindi alle 12.30 in aula alla Camera - con il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità di Pd e Idv - dopo la fumata nera registrata ieri sul tentativo di mediazione proposto dal tandem Costa-Contento a Casini&Co.

Paniz: anche il carcere per i giornalisti
Intanto, però, ad agitare le acque ci pensa il deputato del Pdl, Maurizio Paniz, che torna a proporre il carcere per i cronisti che pubblicano il testo delle intercettazioni. «Il giornalista che pubblica ciò che non può pubblicare dovrebbe subire una sanzione pensale. Il carcere magari è un percorso più lungo. Ci vorrebbe una sanzione da 15 giorni a un anno, poi il giudice graduerà a seconda della violazione, vedrà se sono possibili riti alternativi, pene pecuniarie o multe o se il giornalista debba andare in carcere».

Casini&co difendono il compromesso raggiunto un anno fa
Il Terzo polo ha dunque respinto l'offerta del Pdl sul Ddl intercettazioni e ha deciso di non arretrare rispetto al compormesso raggiunto un anno fa in commissione Giustizia - la possiblità di pubblicare il contenuto delle intercettazioni una volta caduto il segreto - su cui la finiana Giulia Bongiorno, relatrice del Ddl e presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, aveva messo il timbro. «O si rispetta l'accordo o farò un passo indietro». Resta, però, aperto uno spiraglio sull'altro fronte caldo, quello della norma ammazza-blog che ha provocato la protesta del celebre sito Wikipedia: allo studio c'è infatti un emendamento, firmato dal Pdl, che prevede l'obbligo di rettifica solo per le testate registrate e non per i siti amatoriali.

L'aut aut della Bongiorno: rispetto accordo o passo indietro
La giornata calda delle intercettazioni è stata però contrassegnata ieri dal disappunto dell'esponente di Fli. Che, durante una conferenza stampa alla Camera del Terzo polo, con Udc e Api, ha pronunciato un secco "no" davanti al tentativo di mediazione portato avanti dal Pdl: «Non capisco perché vedo solo proposte che sono una marcia indietro assoluta che porterebbe a un totale black out. Non me la sento di essere relatrice di questo black out». Bongiorno è quindi tornata sulla difficile mediazione che ha condotto al compromesso che oggi sarà al vaglio di Montecitorio. «C'era un accordo - dice - quindi o lo si rispetta o farò un passo indietro e ci sarà un altro relatore. Non è una decisione già presa, vedremo domani». Accanto a lei il centrista Roberto Rao ha poi annunciato il ritiro della pregiudiziale dell'Udc sul Ddl «in segno di rispetto ed apertura nei confronti di un dialogo con la maggioranza» e ha anticipato l'astensione dei centristi sulle pregiudiziali di Pd e Idv.

Niet del Terzo polo all'offerta pidiellina
La risposta del Terzo all'offerta pidiellina è stata quindi negativa. «Siamo assolutamente contrari ad arretrare sul limite della pubblicazione - ha spiegato il centrista Rao - qualsiasi tentativo di restringere ulteriormente il diritto all'informazione, anche vietando la ricostruzione dei contenuti delle ordinanze di misure cautelari, sarebbe fuorviante e allontanerebbe la possibilità di confronto e d'intesa sul provvedimento». La mediazione proposta a suo tempo «dalla relatrice Giulia Bongiorno rappresenta per noi il punto di compromesso più avanzato, anche se su alcuni aspetti sono necessarie ulteriori modifiche». Ad esempio l'obbligo di rettifica entro 48 ore esteso anche ai blog non professionali e sull'autorizzazione collegiale alle intercettazioni «che con il sistema delle incompatibilità - chiarisce Rao - porterebbe i piccoli e medi tribunali alla paralisi. La collegialità infatti assicura maggiore ponderazione ma attualmente è un lusso che il sistema non può permettersi».

Bersani: da Pd opposizione dura
Nessuna mediazione alle porte, dunque, in vista del ritorno in aula del Ddl. Su cui i democratici hanno annunciato battaglia. «La nostra posizione è chiarissima e lo vedrete dagli emendamenti: il Pd farà un'opposizione dura», attacca il segretario Pierluigi Bersani. Ed è spettato al capogruppo di Montecitorio, Dario Franceschini, chiarire quale sarà la strategia in aula. «Faremo tutta l'azione di contrasto parlamentare possibile, useremo tutte le virgole concesse dal regolamento - ha spiegato il capogruppo dei democratici a Montecitorio, Dario Franceschini -. È difficile chiamarlo ostruzionismo visto che i tempi sono contingentati, ma cercheremo di opporci in ogni modo a questa porcheria». Mentre Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv a Montecitorio, ha accusato il Pdl. «È distante anni luce dalla realtà che vivono tutti i giorni gli italiani».

Spiragli sulla norma ammazza-blog
Sulla contestatissima norma ammazza-blog si è aperto invece uno spiraglio. Roberto Cassinelli (Pdl) ha infatti depositato un emendamento per l'aula che prevede l'obbligo di rettifica solo per le testate registrate e non per i siti amatoriali. «La proporrò in comitato dei nove - ha detto il deputato - e vediamo se si può arrivare a una soluzione condivisa. Anche dall'Udc so che c'è una proposta in tal senso ci stiamo confrontando. L'obbligo di rettifica, con le conseguenti sanzioni, ci sarebbe solo per le testate professionali non per i blog».

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