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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2011 alle ore 10:29.

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di Chiara Beghelli
Mani sulle spalle, sorrisi, insomma un'esplicita espressione di pace e concordia. Uscendo da Palazzo Chigi per spostarsi alla Camera, dopo il Consiglio dei ministri, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti sono a braccetto. «Con Tremonti c'è assoluta concordia. Si tratta di una manovra non facile. Il problema per tutti i Governi è che non si possono fare le nozze con i fichi secchi», ha detto il Presidente del Consiglio, negando le indiscrezioni su un presunto scontro verbale con il titolare dell'Economia. «Non posso pretendere che
Tremonti abbia le mie stesse idee su tutto, siamo però legati da una amicizia trentennale e quindi ci confrontiamo», ha aggiunto. Tremonti, però, appare meno espansivo e afferma: «Abbiamo idee diverse sui
soldi». I due si sono poi ritirati nella sala del Governo a Montecitorio. E poco dopo l'inizio del loro colloquio, li ha raggiunti anche il leader della Lega Umberto Bossi.

Il nome del governatore di Bankitalia «entro il primo novembre»
Poco prima, parlando con i giornalisti in Transatlantico, Berlusconi ha confermato che «il primo novembre è la data» entro la quale intende indicare il nome del successore di Mario Draghi alla guida della Banca d'Italia, avviando così l'iter che porterà alla nomina del nuovo Governatore. Il primo novembre, fra l'altro, è il giorno in cui Draghi si insedierà alla guida della Bce. Le voci degli altri ministri si possono ascoltare, ma la prerogativa di indicare un nome a Bankitalia «è una cosa che spetta al presidente del Consiglio», sottolinea il premier. «Quindi è il presidente che deve fare il nome al Consiglio superiore della Banca d'Italia e che deve illustrare questa sua decisione al Consiglio dei ministri che deve soltanto sentire e poi deve comunicare il nome al Presidente della Repubblica. Dato che queste sono le prerogative del presidente del Consiglio, io le metterò in pratica».

Il rilancio del Pdl: «Bisogna cambiargli il nome»
Berlusconi non cede sul fronte dimissioni: «Un nuovo Governo? Mi fanno ridere», dice. Ma certo è necessario un rilancio del Pdl, forse a partire dal suo stesso nome. «Dobbiamo andare avanti fino alla fine della legislatura per completare le riforme. Andiamo avanti a meno di imprevisti, perché se ci sono imprevisti non possiamo neanche cambiare il nome al partito»: Berlusconi lo avrebbe confidato ad alcuni parlamentari pidiellini incontrati oggi alla Camera. Il nome va cambiato, ha spiegato, non è più nel cuore della gente, non ha appeal, spesso si fa confusione e lo chiamano tutti «la Pdl», al femminile... Poi, riferiscono alcuni deputati pidiellini incontrati alla Camera, il Cavaliere avrebbe scherzato suggerendo un nuovo nome del suo partito: «Io lo chiamerei Forza gnocca...»

Il confronto con Tremonti dopo le dichiarazioni di Bruxelles
E se sull'abbandono di Palazzo Chigi per ora non si tratta, molte delle tensioni nel Pdl non si sono ancora composte e girano intorno al nome di Tremonti. Fra martedì e mercoledì a Palazzo Grazioli sarebbero volate parole stizzite in un ristretto vertice fra Berlusconi, Gianni Letta e lo stesso ministro dell'Economia, che avrebbe spiegato il senso della sua dichiarazione fatta a Bruxelles sull'opportunità di elezioni anticipate. Dichiarazione che ha provocato la furia del premier, le persed di distanza di colleghi di governo come Brunetta e Frattini, ma che Tremonti, avrebbe ribadito lui stesso, ha fatto con mero riferimento alla situazione spagnola.
Ieri sera, poi, contro Tremonti era arrivata anche la stoccata del sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, che ai microfoni della Zanzara, su Radio24, aveva detto senza mezzi termini: «Tremonti è un problema. Si dimetta se pensa che questo Governo è un ostacolo alla crescita dell'Italia. Se fossi Berlusconi sarei furibondo».

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