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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2011 alle ore 19:00.
L'ultima modifica è del 09 ottobre 2011 alle ore 15:22.

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La tentazione di un dialogo con Casini per puntellare la maggioranza continua a percorrere il Pdl, ma la strada si fa sempre più stretta. Con il segretario dei centristi, Lorenzo Cesa, che marca le distanze dopo il niet di Angelino Alfano alla proposta centrista di un governo di larghe intese senza il Cavaliere («accantonare Berlusconi? Impraticabile e ingiusto»). «Con tutto il rispetto per Alfano, una buona politica impone prima di tutto serietà - scandisce il segretario dell'Udc - non esiste l'ipotesi di una collaborazione credibile tra chi oggi legittimamente sostiene questo governo e chi invece, come noi, lo ritiene fallimentare».

Alfano: accantonare Berlusconi è ingiusto
Stamane, infatti, intervenendo da Saint Vincent, dalla kermesse organizzata dal ministro Gianfranco Rotondi, il segretario del Pdl aveva ribadito la volontà di cercare una sponda nei centristi pur ribadendo l'impossibilità di un passo indietro del Cavaliere. «La condizione che mi viene posta - aveva scandito dal palco l'ex guardasigilli - è "accantonate Berlusconi", ma è una condizione che io ritengo impraticabile e ingiusta. Io dico con chiarezza - aveva sottolineato Alfano - che lavoro per un percorso di aggregazioni moderate senza condizioni capestro. La nostra è una posizione molto netta e molto chiara e lavoriamo perché si arrivi a quell'approdo».

Alfano: sì al dialogo con i moderati ma senza condizioni capestro
Il sentiero del dialogo con i centristi dunque si va chiudendo. Ma, intervenendo dal palco della tre giorni degli ex Dc, il segretario si è detto certo della capacità della maggioranza di superare indenne anche la prossima sfida elettorale. «Sarà l'ottimismo della volontà oppure quello della ragione che mi animano - ha ribadito Alfano - ma conservo l'ottimismo di chi pensa che possiamo vincere le elezioni nel 2013, dimostrando di aver governato l'Italia al meglio possibile in un momento difficoltosissimo come quello della crisi».

L'ex guardasigilli minimizza le divisioni interne
Insomma, nessun timore rispetto all'orizzonte elettorale prossimo venturo. E Alfano non sembra preoccupato neppure dalle manovre interne che continuano nonostante gli appelli all'unità. «C'è un eccesso di enfasi - sottolinea il segretario - sull'ipotesi di divisioni interne al Pdl. Quando nel Pdl non ci sono discussioni ci si dice che siamo una caserma, e quando si discute si dice invece che è il caso. I giornali non riescono a trovare una via di mezzo ma non riusciranno a farci litigare».

Giovedì l'incontro tra il segretario e l'ex ministro Scajola
Eppure, al di là delle rassicurazioni del segretario, il clima in casa del Pdl è tutt'altro che tranquillo. L'ex ministro Claudio Scajola insiste per un cambio di passo e l'incontro con il segretario Alfano (in agenda per giovedì prossimo) servirà a calmare gli animi. Anche se attorno all'ex ministro e al presidente della commissione Antimafia, Beppe Pisanu, continuano ad addensarsi i sospetti di un piano alternativo che punta ad aggregare i moderati della maggioranza e dell'opposizione e contempla, ovviamente, il passo indietro del premier.

Formigoni: basta con i democristiani cattolini pronti a tradire
Ma non sono solo gli scajoliani e gli uomini di Pisanu a invocare un correzione di rotta e un allargamento della maggioranza. Ad alzare la temperatura interna al Pdl ci pensa oggi anche il governatore Roberto Formigoni che, dalle colonne di Repubblica, ribadisce che il presidente del Consiglio non si ricandiderà e chiede ad Alfano di aprire al centro. Salvo poi, dal palco di Saint Vincent, scagliarsi contro certa stampa amica «che descrive i democristiani cattolici come quelli sempre pronti a tradire». E tra i malpancisti continua ad annoverarsi anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che difende quanti, come lui, insistono per un cambio di passo.

Il condono continua a dividere il Pdl. La Russa: non è il diavolo
Ad accentuare lo scontro nella maggioranza non c'è però solo il tema del dialogo con Casini, ma anche il decreto per la crescita e soprattutto l'ipotesi di rispolverare un nuovo condono. Ieri il ministro Giulio Tremonti ha stoppato la strada di una nuova sanatoria, ma la voglia di condono nel Pdl è dura a morire. E oggi spetta al ministro Ignazio La Russa riaprire il capitolo. «Il condono non è il diavolo. Non bisogna demonizzare o criminalizzare nessuna soluzione». Ma sia Formigoni che Rotondi chiudono. «Non è la soluzione giusta», ammette il governatore lombardo. «L'ipotesi non è nell'agenda del governo», gli fa eco il ministro per l'Attuazione del programma.

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