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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2011 alle ore 19:00.
L'ultima modifica è del 09 ottobre 2011 alle ore 16:00.

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Prima spegne gli entusiasmi del Pdl per l'ipotesi di un nuovo condono. «Non vedo perché farlo». Poi chiarisce ancora una volta che non dividerà mai lo stesso tetto con Pier Ferdinando Casini e i suoi anche se il progetto di una rinnovata alleanza con i centristi è ormai il leit-motiv principale in casa del Pdl. Da Varese, il leader della Lega Umberto Bossi torna a dettare le sue condizioni alla maggioranza e chiude a nuovi accordi. «Allargare la maggioranza? Spero di no, per adesso i numeri li abbiamo».

Voto anticipato? Prima bisogna fare le riforme
Insomma, si va avanti con gli assetti attuali cercando di portare avanti le riforme. Perché, almeno per il momento, il Senatur sembra aver riposto l'idea di andare subito al voto. E, ai cronisti che lo punzecchiano sull'ipotesi di elezioni anticipate, risponde seccato. «Prima bisogna fare la legge elettorale, poi dobbiamo fare la riduzione del numero dei parlamentari, per la quale abbiamo già presentato la legge in Cdm». Senza una nuova legge elettorale, dunque, il voto rimane nel cassetto e per superare il "Porcellum", chiarisce ancora il numero uno del Carroccio, «bisogna trattare con tutti, poi vediamo».

Amico di Tremonti, ma Berlusconi mi ha dato i voti per il federalismo
Quindi il nodo dei rapporti, sempre tesi, tra il Cavaliere e il ministro dell'Economia. «Io sono amico di Tremonti (che incontrerà domani, ndr), ma ho fatto l'accordo con Berlusconi che mi ha dato i voti per fare il federalismo». Il Senatur, quindi, non si schiera apertamente con nessuno e prova a stoppare le voci di presunti dissidi. «Secondo me sono più un casino che fanno i giornalisti, che creano confusione e danno illusioni sbagliate. Credo che delle vie si possano trovare». «Il partito, aggiunge, «farà anche dei conti, ma se Berlusconi non mi dava i voti per il federalismo, il federalismo non passava».

Scajola? Senza Berlusconi non prendono i voti
Quanto alle tensioni che agitano il suo partito e il Pdl, il Senatur è chiarissimo. Sulle manovre di Scajola e dei suoi, Bossi è tranchant, «Può esere tutto - risponde a chi gli chiede se certe fazioni sono in grado di estromettere il Cavaliere -. Ma dove vanno senza Berlusconi... Chi è che piglia i voti?Scajola?». Poi il rimbrotto consueto alla stampa, rea di aver demonizzato il premier. «Berlusconi l'avete trasformato in un crimininale però è ancora abbastanza simpatico a una bella fetta di gente».

Bossi minimizza le divisioni interne. Ma a Varese la base è in rivolta
A impensierirlo, però, sono soprattutto le manovre in casa sua. Anche se, davanti ai cronisti, il Cavaliere agita la clava contro i dissidenti e minimizza le divisioni. «Esponenti che animano le correnti? La Lega li bastonerà», taglia corto Bossi. Che, a Varese, è riuscito a evitare l'elezione di un maroniano, schierandosi in zona Cesarini per Maurilio Canton e imponendo dunque l'elezione del "suo" candidato. Un intervento a gamba tesa che ha scongiurato la vittoria di Maroni e di un suo uomo, ma ha provocato allo stesso tempo un forte malessere nella base.

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