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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2011 alle ore 08:30.

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Una decisione attesa: Nitto Palma manda gli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia nelle procure di Napoli e di Bari. Quelle, cioè, che insieme ai colleghi di Roma hanno a vario titolo i fascicoli sul premier, le escort, il direttore dell'Avanti! Valer Lavitola e l'imprenditore Gianpaolo Tarantini, gli appalti di Finmeccanica, i finanziamenti all'editoria. Scatta - ma non troppo - la protesta dell'opposizione, Pd e Idv soprattutto, contro la scelta del guardasigilli.

Ora resta da vedere come si muoverà il pool degli ispettori guidati da Arcibaldo Miller. Un nome che, fanno notare Pina Picierno e Donatella Ferranti (Pd), «compare nell'inchiesta P3 della procura di Roma». E aggiungono: «La sua permanenza in carica rischia di compromettere, anche sotto il profilo dell'immagine, la garanzia di indipendenza e terzietà dell'organo ispettivo potendo addirittura arrivare a pregiudicare la trasparenza dell'azione del ministro».

Ferranti e Piciermo, però, precisano di non voler «entrare nel merito nella scelta del ministro di inviare gli ispettori».
Al di là del clamore politico, la scelta di Palma risulta orientata verso questioni specifiche da chiarire. Come quella all'esame al Csm sullo scontro tra il procuratore di Bari, Antonio Laudati, e l'ex pm Giuseppe Scelsi, che lo accusa di aver rallentato l'indagine sulle escort e Berlusconi. Il titolare di via Arenula sembra che abbia chiesto copia delle audizioni al Consiglio superiore della magistratura. L'azione di controllo sulla procura di Napoli deriva poi da una serie di interrogazioni Pdl: proprio oggi Palma risponderà in Parlamento.

I punti da accertare sono tre. Il fatto che siano stati i pm e non un giudice a emettere un decreto con cui è stato sollevato dal segreto professionale l'avvocato Nicola Quaranta, uno dei legali di Tarantini, episodio che ha suscitato anche un esposto dei penalisti di Bari. La fuga di notizie su un'intercettazione tra Lavitola e Berlusconi pubblicata dal settimanale L'Espresso prima ancora che venisse depositata.

La revoca, infine, della competenza a indagare, decisa dal tribunale di Napoli. Questioni senza dubbio importanti, ma se i punti critici rimanessero solo questi l'ispezione a Napoli - la più delicata, senza dubbio - non dovrebbe mettere in discussione il piano della correttezza generale dell'azione investigativa.

Ieri c'è stata una riunione nella capitale tra i vertici degli inquirenti napoletani e romani. La procura di Roma procederà per la presunta estorsione ai danni del premier, nel periodo marzo-luglio di quest'anno, attribuita a Tarantini e al direttore dell'Avanti! Valter Lavitola. Gli inquirenti del capoluogo pugliese accerteranno invece se, nel 2009, il presidente del Consiglio abbia indotto l'imprenditore a rendere false dichiarazioni all'autorità giudiziaria sul caso escort. Oggi il procuratore aggiunto di Bari Pasquale Drago sarà sentito dal Csm. Mentre il senatore Alberto Maritati, chiamato in causa da Laudati su una sua presunta connessione con Scelsi per ottenere notizie sull'indagine escort (si veda Il Sole 24 Ore di domenica) replica: «Chiederò copia della relazione di Laudati e nel caso tutelerò la mia immagine e la mia integrità nelle sedi opportune».

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