Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2011 alle ore 19:38.

My24

La bocciatura dell'articolo 1 del rendiconto dello Stato è stato «un incidente», ha detto oggi Berlusconi aprendo il suo intervento alla Camera. Come tutti gli incidenti, però, è imprevedibile. E pertanto si potrebbe anche ripetere. Ecco perché in queste ore colloqui, telefonate e contatti sono fittissimi, «un mercato delle vacche», lo ha definito Gerardo Soglia di "Popolo e territorio", un gioco di equilibri fra i fedelissimi al premier e chi medita una svolta.

L'incognita degli scajoliani. Ma l'ex ministro dice «domani voto la fiducia»
L'incognita più grande ha il nome di Claudio Scajola, al quale sono legati circa 35 deputati. L'ex ministro, però, oggi in Aula ha applaudito alle parole del premier e nel pomeriggio, al termine di una riunione con i suoi, ha dichiarato «domani voto la fiducia al governo, certamente». Sul sito della sua fondazione, poi, ha scritto che «noi non siamo né carbonari né gente abituata a pugnalare alle spalle. Diciamo quel che pensiamo e cioè che è necessario che Berlusconi sia artefice di una grande scossa, di una grande svolta, come fece nel '94 quando fermò la "gioiosa" macchina da guerra di Occhetto. Altrimenti il Paese non si salva». Scajola ribadisce insomma quello che sostiene da mesi, insieme al fatto che «c'è bisogno di un governo con una maggioranza più vasta per garantire di uscire dalla situazione difficile in cui siamo».

Le ombre su Popolo e Territorio
Un'altra incognita è legata ai 29 onorevoli di Popolo e Territorio: Maurizio Grassano dice «non farò mancare il mio sostegno, durante la fiducia, ma questo non significa che voterò i provvedimenti che non mi piacciono, e sono molti», più o meno la stessa posizione di Pippo Gianni («la fiducia non è in discussione, ma i maldipancia potrebbero tornare sul decreto sviluppo»), per non parlare di Domenico Scilipoti, che ieri si lamentava dei colleghi che vogliono riportare la politica a 30 anni fa ma che era fuori dall'Aula quando si votava il celebre articolo 1 del rendiconto.

Da Crosetto in poi, tutti i maldipancisti. La Lega garantisce lealtà
Poi ci sono i casi di Santo Versace, che dopo aver sbattuto la porta in faccia a Berlusconi resiste alle pressioni degli ex colleghi di partito che vorrebbero un suo ritorno e sarebbe attratto dal Terzo Polo, e quello del sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, che ieri ha lanciato la sua associazione "Controcorrente" e che da mesi è particolarmente critico verso il ministro Tremonti. Fra gli scontenti si trovano anche i nomi di Calogero Mannino e dei tre deputati dei Cristiano popolari, Mario Baccini, Gerardo Soglia e Pino Galati.
Nessun dubbio, invece, sulla lealtà della Lega, con il capogruppo Marco Reguzzoni che afferma: «Tutti i nostri deputati voteranno la fiducia al governo Berlusconi». Insomma, all'interno del partito ci possono essere anche fronti e divisioni,ma quando si tratta di votare compatti in Parlamento la Lega non riceve lezioni da nessuno.
Piuttosto peregrina, invece, suona l'ipotesi di un voto favorevole dei Radicali, che oggi hanno segnato un altro punto di rottura con il Pd, presentandosi in Aula e non prendendo parte all'"Aventino" dell'opposizione.

L'aritmetica del voto. Papa chiede di votare dal carcere di Poggioreale
La base è il 315 a 294 con cui il 28 settembre fu respinta la mozione di sfiducia al ministro delle Politiche agricole Saverio Romano, ma sono 319 i voti dei quali sulla carta dispone la maggioranza in vista del voto di fiducia di domani, contando naturalmente sulla presenza e sul voto compatto di tutti i deputati che si riconoscono nel centrodestra: i 217 del Pdl (sarebbero 218, ma Pietro Franzoso è ricoverato in ospedale, mentre per l'infortunato Filippo Ascierto si starebbe pensando a un suo trasporto in elicottero), i 59 della Lega, i 29 di Popolo e territorio. Ad essi vanno aggiunti i 9 di Forza Sud, quindi Luca Barbareschi, Aurelio Misiti, Mario Pepe e infine Adolfo Urso e Andrea Ronchi.
Da parte sua, il deputato Pdl Alfonso Papa, detenuto nel carcere di Poggioreale dal 20 luglio scorso, attraverso il suo legale avvocato Giuseppe D'Alise, ha fatto sapere «di avere chiesto di partecipare al voto di fiducia al governo Berlusconi», come si legge in una nota del Pdl. Papa fa anche presente, annuncia la medesima nota, «di essere rammaricato della sua mancata presenza alle votazioni di questi ultimi giorni, grave vulnus al quorum dell'assemblea».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi