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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2011 alle ore 07:34.
L'ultima modifica è del 21 ottobre 2011 alle ore 07:30.
La procedura è lineare ma prevede nella sostanza una 'concertazione'.Al tempo della nomina di Draghi tutto filò liscio. Nel caso del suo successore, peraltro in linea di continuità programmatica con il nuovo presidente della BCE, è andata diversamente almeno fino a ieri, quando palazzo Chigi ha fermato i giochi sul nome di Visco, già entrato nelle settimane scorse nel novero dei candidati più accreditati. Interno a via Nazionale, dotato di notevole 'visione' nelle politiche economiche e sociali, una forte esperienza internazionale, un curriculum professionale insomma inattaccabile, Visco è spuntato all'ultima curva. E sul suo nome non mancherà quella convergenza istituzionale che la procedura di nomina richiede.
Tutto bene, alla fine? Certamente. Ma resta il fatto che a questa scelta si è arrivati quasi fuori tempo massimo in una stagione tra le più difficili della storia italiana che avrebbe richiesto ben altro piglio decisionale. Lo spettacolo non è stato esaltante. Tutt'altro. Mentre lo spread tra Btp e Bund tedeschi, che misura in Europa la nostra febbre, è tornato pericolosamente a danzare su quota 400, la nomina (in ritardo) del Governatore della Banca d'Italia è stato oggetto, fino a ieri, di una discussione opaca. Ed è un brutto segno il fatto che la politica, in generale, sia tornata ad 'occuparsi' della Banca centrale suggerendo questa o quella scelta, delineando questo o quello scenario di contrapposizioni e ripicche, Con ciò infilando nel suo frullatore sempre acceso, oltre le candidature più improbabili, nomi comunque meritevoli, a partire da quelli del direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, del direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli e dello stesso Lorenzo Bini Smaghi, per oltre dieci anni alto dirigente di Via Nazionale, molto apprezzato dall'ex Governatore e poi presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Ignazio Visco non ha un compito facile l'aspettano giorni duri. Ma ha il profilo giusto per interpretare al meglio il suo nuovo incarico. In Italia e in Europa, dove si gioca una partita decisiva e dove il rapporto con la BCE ed il suo presidente Draghi è uno dei terreni più sensibili, visto l'impegno di Francoforte nell'acquisto dei titoli pubblici italiani in contropartita, diciamo così, di una politica che assicuri il pareggio di bilancio nel 2013 ed insieme la crescita. Sviluppista convinto, non sarà certo Visco a frenare su questo terreno: anzi, è prevedibile una sua 'sorveglianza' speciale sull'attuazione della delega di riforma fiscale, che non potrà tradursi in un'ulteriore impennata della pressione tributaria.
E poi, i giovani e gli investimenti nella conoscenza. Visco ritiene necessario un intervento pubblico su questo punto decisivo. E' l'unico modo per spezzare -disse nel maggio scorso- l'equilibrio vizioso che si è creato in Italia, un equilibrio 'in cui i giovani hanno la netta sensazione che lavorare non paghi (sensazione confermata dai modelli trasmessi dai media e dal raffronto di questi con le condizioni lavorative dei fratelli maggiori), ed in cui le imprese spesso percepiscono l'istruzione acquisita nei processi scolastici come inadeguata alle loro esigenze'. E una strategia di crescita, conclude Visco 'non può prescindere da una scuola dotata di risorse finanziarie', Gran bella sfida, Governatore.
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