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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2011 alle ore 18:36.

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CATANIA. Un presidente dei legali italiani scelto dalla base. È questo il primo passo da compiere secondo il nuovo numero uno dell'Associazione italiana giovani avvocati, il quarantenne Dario Greco, eletto nell'ultimo giorno del congresso di Catania con il 75% delle preferenze. «Gli avvocati hanno un problema di rappresentanza e la prima cosa che farò da presidente sarà quella di affrontarlo, nel corso della conferenza nazionale dell'avvocatura che si terrà a Roma il 25 e il 26 novembre. La nostra categoria – spiega Dario Greco - deve avere un leader che si sia realmente espressione della base. È necessaria un'elezione diretta, secondo meccanismi che tengano conto delle esigenze locali, pur avendo un programma condiviso a livello nazionale».

Vertici più democratici e più giovani
Vertici più "democratici", dunque, ma anche più giovani. «Naturalmente il presidente di tutti deve essere under 45 – sottolinea Greco – vogliamo una governance più giovane. Per questo chiederemo anche di modificare il regolamento della Cassa forense per la parte in cui prevede un'anzianità di almeno dieci anni per aspirare alla presidenza». Greco promette anche di essere l'uomo del dialogo a 360 gradi: dalla politica alla Confindustria, perché, «la strada del conflitto non ha portato risultati».

Il passaggio del testimone
Dario Greco, palermitano, raccoglie il testimone da Giuseppe Sileci, catanese, che lascia la presidenza dopo tre anni di un lavoro «matto e disperatissimo» che gli ha consentito di raggiungere traguardi importanti per i giovani legali, anche se resta l'amarezza per non essere riusciti a portare a casa il nuovo Statuto. «Abbiamo vinto due battaglie importanti che si sono tradotte in altrettanti disegni di legge – dice Giuseppe Sileci – il primo riguarda la competenza sulle scritture private, mentre l'altro contiene le modifiche dell'attuale legge sul gratuito patrocinio per correggere gli abusi che portano l'avvocato d'ufficio a incassare dopo anni il pagamento dello Stato. Il rimpianto – si rammarica Sileci - è per le tante energie spese su una riforma che non arriva. L'augurio per il futuro è quello di avere ancora una "giunta rosa" e magari anche un presidente donna». Per il momento però l'unica donna aspirante al ruolo, in questa tornata elettorale, ha ritirato la sua candidatura a poche ore dal voto.

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