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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2011 alle ore 08:03.

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di Barbara Fiammeri
ROMA. A un passo dalla crisi, nonostante la mancata rottura con la Lega. Silvio Berlusconi è il primo ad esserne consapevole. Oggi si recherà a Bruxelles per rassicurare le autorità europee e soprattutto i mercati del rilancio dell'Italia. Ma è un'impresa ardita nonostante i tentativi di rassicurare operati da Angelino Alfano che in serata annunciava urbi et orbi «l'accordo» con la Lega. Bossi in realtà ha concesso assai poco. Nulla sulle pensioni di anzianità, la carta che più d'ogni altra il premier avrebbe voluto giocarsi. Qualcosa forse sull'età di vecchiaia delle donne.

La responsabilità etica del premier (di Roberto Napoletano)

«Vedrete lo convincerò», aveva detto qualche giorno fa il Cavaliere, speranzoso che l'aut aut europeo imponesse anche a Bossi di ammorbidirsi. Ma nelle ultime ventiquattr'ore si è dovuto ricredere. Ore di confronto, di vertici avevano fatto fare ben pochi passi avanti. All'ora di cena Berlusconi e Letta erano soli a Palazzo Grazioli assieme ai ministri Brunetta e Romani per mettere giù la lettera da consegnare a Bruxelles. Tremonti aveva da tempo lasciato la residenza del premier, quasi a voler lasciare intendere in modo plastico che lui con quel testo aveva poco a che fare. E anche i leghisti si tenevano a distanza. Bossi aveva dato mandato a Calderoli e Maroni di trattare ma lui personalmente si era tenuto a distanza. Solo in serata, richiamato dal premier, ha rotto gli indugi varcando il portone dio Palazzo Grazioli. Ma cambia poco.

Il rischio, quello che ora davvero si teme, è la reazione dei mercati, l'asta dei titoli di venerdì, l'innalzamento dello spread. Berlusconi lo ha detto esplicitamente ieri durante il vertice ad oltranza cominciato fin dal mattino e nel quale è tornato a ripetere: «Se sono io il problema, sono pronto a farmi da parte». Un'ipotesi che lo stato maggiore del Pdl ha respinto, così come i leghisti. L'obiettivo di tutti in prima battuta è infatti quello di prendere tempo. Bossi deve far titolare anche oggi La Padania di non aver mollato chi ha lavorato per 40 anni e Berlusconi deve evitare in ogni modo di creare pericolose fratture all'interno della maggioranza, le sole che potrebbero sfrattarlo da Palazzo Chigi. Insomma cercare di andare avanti il più possibile per ostacolare i tifosi del governo tecnico, che sia la Lega che il Cavaliere temono. Il traguardo è tagliare il panettone, arrivare a Natale, poi succeda quel che succeda, alla peggio saranno le elezioni anticipate. Questo il programma. E per realizzarlo Berlusconi è pronto a tutto, anche a presentarsi a Bruxelles con una lettera di intenti, senza troppe specifiche, senza nessun articolato che ne espliciti i reali contenuti. Senza neppure il decreto sviluppo.

Una scelta che certo non ha fatto piacere al Quirinale. Giorgio Napolitano poche ore prima aveva infatti ribadito che è giunto il momento di «definire le nuove decisioni di grande importanza» annunciate dal premier. Si racconta che il Capo dello Stato abbia atteso a lungo il risultato del confronto tra il Cavaliere e la Lega e anche che abbia espresso perplessità sui contenuti iniziali della missiva. Tant'è che nel primo pomeriggio si era perfino sparsa la voce di una possibile rinuncia di Berlusconi ad andare a Bruxelles, prontamente smentita subito dopo dal portavoce del premier Paolo Bonaiuti. Il clima però è stato fino all'ultimo di grande incertezza. Qualcuno (nel Pdl) addirittura ipotizzava un colpo di scena con la salita al Colle del premier. Un falso allarme che però era stato animato anche dal rinvio della partenza di Napolitano, atteso stamane a Bruges. Berlusconi punta a una tregua, spera che il rischio Italia per l'euro induca i partner europei a non infierire. Ma appunto è solo una speranza, aggrappata agli scongiuri del Senatur che con la mano mostra le corna mentre esce da Palazzo Grazioli.

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