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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2011 alle ore 13:28.

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Il mediano d'apertura degli All Blacks Stephen Donald, protagonista a sorpresa della finale di coppa del mondo, festeggiato dal compagno di squadra Jerome Kaino subito dopo la conquista del trofeo (AP)Il mediano d'apertura degli All Blacks Stephen Donald, protagonista a sorpresa della finale di coppa del mondo, festeggiato dal compagno di squadra Jerome Kaino subito dopo la conquista del trofeo (AP)

"Metti via quel borsellino, Stephen Donald. I tuoi connazionali saranno felici di offrirti birre in abbondanza". Così il Dominion Post, quotidiano di Wellington, rende un tributo appropriato all'uomo che, con un calcio piazzato a inizio ripresa, ha dato agli All Blacks tre punti fondamentali per la vittoria in Coppa del Mondo.
Un 8-7 a dir poco sofferto nei confronti di una Francia che - guardando alla singola partita, in particolare al secondo tempo della finale - avrebbe potuto vincere a buon diritto.

Resta indubbio che, nel corso del torneo, gli All Blacks hanno fatto più di qualunque altra avversaria per meritare quel titolo che avevano conquistato una sola volta, nel 1987. La Nuova Zelanda è l'unica squadra ad avere concluso la fase a gironi a punteggio pieno (accompagnando ogni vittoria al punto di bonus in classifica per aver segnato almeno quattro mete) ed è anche la squadra che ha totalizzato più punti (301) e più mete (29). In entrambe le classifiche si piazza secondo, con un certo distacco, il Galles (228 punti e 29 mete): un riconoscimento ulteriore ai giovani Dragoni, che hanno espresso il gioco più brillante e che, nella semifinale con la Francia, sono stati sostanzialmente "condannati" dall'espulsione del capitano Sam Warburton.

Il fatto che poi, guardando meglio nel bilancio degli All Blacks, la stragrande maggioranza dei punti (240 su 301) e delle mete (26 su 30) risalga alla fase a gironi rientra nella logica delle cose. Dai quarti in là si affrontano team più forti e più motivati, la pressione sale, allo spettacolo non si pensa proprio. Ancora una volta, il rugby "che conta"(indipendentemente dalle regole introdotte per velocizzare il gioco e favorire chi attacca) parte dalle solite basi: conquista del pallone e difesa.

Ma torniamo a Stephen Donald, quello che in patria non dovrà più pagarsi una birra. E' stato convocato solo dopo gli infortuni di Dan Carter e Colin Slade, mentre stava pescando i bianchetti vicino a casa. A vuoto i primi squilli del cellulare: "Di solito - ha spiegato - non rispondo se non capisco chi sta chiamando". A chiamarlo era Graham Henry, ma Donald, dopo essere stato escluso dal giro in seguito ad alcune prove non convincenti, aveva cancellato dalla rubrica il numero del ct neozelandese. "Poi Mils Muliaina mi ha mandato un messaggio, che diceva: idiota, vedi di rispondere al telefonino".

Fino a domenica, Donald non aveva mai giocato un minuto in Coppa del mondo e, con ogni probabilità, sarebbe rimasto in panchina anche nel corso della finale. Ma ecco l'infortunio di Aaron Cruden, il terzo mediano d'apertura nella gerarchia di Henry, ed ecco che Stephen va in campo. Non solo. Il mediano di mischia Piri Weepu, protagonista nei quarti di finale con l'Argentina, quando con un 7 su 8 nei calci fermi ha di fatto risolto la partita, va totalmente in confusione. Fallisce (anche di parecchio) tre opportunità per centrare i pali. In caso di sconfitta, sarebbe pronto per lui un classico modo di dire: "from hero to zero". Ma è Stephen Donald a fare il cammino inverso, "from zero to hero", mettendo a segno il calcio che si rivelerà decisivo. Servirà ancora mezz'ora abbondante di sofferenza, ma poi Richie McCaw alzerà la coppa che non aveva mai voluto toccare e la Nuova Zelanda aprirà i festeggiamenti con una parata degli All Blacks a Auckland davanti a 250mila persone.

Dunque, i neocampioni del mondo hanno vinto con la quarta apertura. Onore a loro anche per questo, ma il dettaglio è sintomatico di un Mondiale dominato dagli infortuni. Limitandoci ad alcuni casi, c'è un Sudafrica che, nei quarti di finale con l'Australia, ha rimpianto l'assenza di giocatori del peso di Bakkies Botha e Frans Steyn, mentre in Galles possono legittimamente recriminare contro il destino che nelle ultime due gare ha privato i rossi dell'apertura-rivelazione Rhys Priestland, rimpiazzato da un James Hook bocciato proprio in occasione dell'esame più importante. E che dire della morìa di trequarti che, nella fase a gironi, ha afflitto l'Australia? I Wallabies, contro la Russia, sono arrivati a schierare all'ala il gigante Radike Samo, che è un numero 8. Nella finale per il terzo posto hanno perso anche il mediano di apertura, Quade Cooper. Ma qui si apre un altro discorso: il giovane, talentuoso e incostante numero 10, neozelandese di nascita, ai Mondiali è stato una delusione continua. Fatto sta che il ct Robbie Deans ha insistito su di lui fino all'ultimo. Solo quando Cooper - "in extremis" - si è fatto male, ha messo Berrick Barnes nel ruolo di apertura. E Barnes è stato il migliore in campo.

Sulla frequenza degli infortuni, comunque, si è già aperta più di una riflessione. Proprio a partire dai neozelandesi, il grado di usura di un atleta ai massimi livelli è inevitabilmente alto. Dan Carter e Richie McCaw, i due simboli degli All Blacks, hanno affrontato una stagione dispendiosa con i Canterbury Crusaders (costretti, oltretutto, a giocare sempre in trasferta perché l'Ami Stadium di Christchurch è rimasto danneggiato dal terremoto dello scorso febbraio), poi hanno disputato il Tri Nations, che si è concluso a meno di 15 giorni dall'inizio del Mondiale. McCaw, sottolinea il giornalista neozelandese Mark Reason, ha trascorso gli ultimi 12 mesi "su un piede solo" a causa di una frattura da stress. Diversi altri suoi compagni erano ospiti fissi dell'infermeria e hanno dovuto saltare alcune partite. Il calendario è intasato, "il fisico - scrive Reason - trova le sue strade per riposare quando lo si fa lavorare troppo". In sostanza, si "rompe" più facilmente. Ma le cose non cambieranno, è la conclusione, perché alla base di tutto c'è l'ingordigia. Dai diritti tv arriva una quantità di "money, money, money". E lo sport, non solo il rugby, non può più fermarsi.

RUGBY WORLD CUP 2011
Risultati e classifiche* della fase a gironi

Girone A. Nuova Zelanda-Tonga 41-10; Francia-Giappone 47-21; Canada-Tonga 25-20; Nuova Zelanda-Giappone 83-7; Francia-Canada 46-19; Tonga-Giappone 31-18; Nuova Zelanda-Francia 37-17; Canada-Giappone 23-23; Tonga-Francia 19-14; Nuova Zelanda-Canada 79-15
Classifica: Nuova Zelanda 20 punti; Francia 11; Tonga 9; Canada 6; Giappone 2

Girone B. Scozia-Romania 34-24; Inghilterra-Argentina 13-9; Scozia-Georgia 15-6; Argentina-Romania 43-8; Inghilterra-Georgia 41-10; Inghilterra-Romania 67-3; Argentina-Scozia 13-12; Georgia-Romania 25-9; Inghilterra-Scozia 16-12; Argentina-Georgia 25-7
Classifica: Inghilterra 18 punti; Argentina 14; Scozia 11; Georgia 4; Romania 0

Girone C. Australia-ITALIA 32-6; Irlanda-Usa 22-10; Usa-Russia 13-6; Irlanda-Australia 15-6; ITALIA-Russia 53-17; Australia-Usa 67-5; Irlanda-Russia 62-12; ITALIA-Usa 27-10; Australia-Russia 68-22; Irlanda-ITALIA 36-6

Classifica: Irlanda 17 punti; Australia 15; ITALIA 10; Usa 4; Russia 1
Girone D. Figi-Namibia 49-25; Sudafrica-Galles 17-16; Samoa-Namibia 49-12; Sudafrica-Figi 49-3; Galles-Samoa 17-10; Sudafrica-Namibia 87-0; Samoa-Figi 27-7; Galles-Namibia 81-7; Sudafrica-Samoa 13-5; Galles-Figi 66-0

Classifica: Sudafrica 18 punti; Galles 15; Samoa 10; Figi 5; Namibia 0

* Quattro punti per la vittoria, due per il pareggio, uno alla squadra che segna almeno quattro mete, uno alla squadra che perde con meno di otto punti di scarto

RISULTATI DELLA FASE A ELIMINAZIONE DIRETTA
Quarti di finale

Galles-Irlanda 22-10; Francia-Inghilterra 19-12; Australia-Sudafrica 11-9; Nuova Zelanda-Argentina 33-10
Semifinali
Francia-Galles 9-8; Nuova Zelanda-Australia 20-6
Finale per il terzo posto
Australia-Galles 21-18
Finale per il primo posto
Nuova Zelanda-Francia 8-7

I marcatori
62 punti: M. Steyn (Sudafrica)
52i: O' Connor (Australia)
45i: Morath (Tonga)
44: O' Gara (Irlanda)
41: Weepu (Nuova Zelanda)
39: Yachvili (Francia)
37: Parra (Francia)
36: Slade (Nuova Zelanda)
34: Arlidge (Giappone)

I metamen
6 mete: Ashton (Inghilterra) e Clerc (Francia)
5: Ashley-Cooper (Australia); Dagg (Nuova Zelanda); Earls (Irlanda)
4: Guildford, Kaino, Kahui, S.B. Williams (Nuova Zelanda); Cueto (Inghilterra); Goneva (Figi); Scott Williams (Galles)

I marcatori italiani*
19 punti: Mirco Bergamasco (5 calci piazzati, 2 trasformazioni)
10: Benvenuti, Parisse, Toniolatti (2 mete)
8: Bocchino (4 trasformazioni)
5: Castrogiovanni, Gori, McLean, Orquera, Zanni (1 meta)
*Al conto complessivo vanno aggiunte 2 mete tecniche

LA STORIA DELLA COPPA DEL MONDO
L'albo d'oro

1987: 1. Nuova Zelanda; 2. Francia; 3. Galles; 4. Australia
1991: 1. Australia; 2. Inghilterra; 3. Nuova Zelanda; 4. Scozia
1995: 1. Sudafrica 2. Nuova Zelanda 3. Francia 4. Inghilterra
1999: 1. Australia; 2. Francia; 3. Sudafrica; 4. Nuova Zelanda
2003: 1. Inghilterra; 2. Australia; 3. Nuova Zelanda; 4. Francia
2007: 1. Sudafrica; 2. Inghilterra; 3. Argentina; 4. Francia
2011: 1. Nuova Zelanda; 2. Francia; 3. Australia; 4. Galles

Il curriculum delle squadre

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