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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2011 alle ore 08:25.

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L'Europa ha accolto «con favore i programmi dell'Italia per le riforme strutturali finalizzate a rafforzare la crescita e per la strategia di consolidamento fiscale» delineate nella lettera inviata ai Presidenti del Consiglio Europeo e della Commissione Europea. Ma ha anche invitato l'Italia «a presentare urgentemente un ambizioso calendario per queste riforme» e la Commissione «a presentare una valutazione dettagliata delle misure e a monitorarne l'attuazione».

L'Italia è così riuscita ieri a cogliere nel segno, presentando una lettera del Governo Berlusconi che ha risposto alle principali richieste avanzate dagli Stati partners dell'Eurozona, dalla Commissione e dal Consiglio europeo, con interventi a tutto tondo. La tabella di marcia dovrà essere però integrata, rafforzata: il calendario proposto evidentemente non è bastato. «Apprezziamo l'impegno dell'Italia a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 e un surplus di bilancio strutturale nel 2014, portando ad una riduzione dell'indebitamento pubblico al 113% del Pil nel 2014, così come la prevista introduzione della regola del pareggio di bilancio nella Costituzione entro la metà del 2012», è stato scritto nel documento conclusivo del vertice.

All'Italia è stato richiesto di «attuare le proposte riforme strutturali per aumentare la competitività riducendo i vincoli burocratici, abolendo le tariffe minime nei servizi professionali e liberalizzando ulteriormente i servizi pubblici e le utilities». La Ue ha poi preso nota «dell'impegno dell'Italia a riformare la legislazione del lavoro e in particolare le regole e le procedure dei licenziamenti e a rivedere l'attuale frammentato sistema di ammortizzatori sociali entro la fine del 2011, tenendo conto dei limiti delle finanze pubbliche», e «del piano di innalzare l'età pensionabile a 67 anni entro il 2026», raccomandando «una rapida definizione dell'iter per raggiungere questo obiettivo».

Il Consiglio europeo ha inoltre sostenuto «l'intenzione dell'Italia di rivedere i programmi dei fondi strutturali ridefinendo le priorità dei progetti e concentrandosi sull'istruzione, l'occupazione, l'agenda digitale e le reti infrastrutturali e ferroviarie con l'obiettivo di migliorare le condizioni per favorire la crescita e ridurre il divario regionale».

Una lista dettagliata di misure strutturali che ora ha bisogno di un "calendario" più puntuale per procedere con una tabella di marcia ben prestabilita. La realizzazione dell'impegnativo programma di interventi sarà monitorata da vicino, perché l'Italia resta un sorvegliato speciale. La missiva «ha fatto una buona impressione», aveva dichiarato il presidente Ue di turno Donald Tusk in una conferenza stampa nel tardo pomeriggio.

Nel giro di 72 ore, l'atteggiamento nei confronti dell'Italia di alcuni paesi europei - in particolare la Francia - ha subito ieri un cambiamento. Alcune capitali si sono rese conto che critiche troppo accese, pressioni troppo gravose stavano innervosendo i mercati, provocando un boomerang. L'arma delle pressioni stava ritorcendosi contro la stessa zona euro, mettendo pericolosamente sotto ai riflettori il governo italiano. Se questa tesi è corretta, al di là del giudizio di ieri, le sollecitazioni continueranno in privato.

La missiva è arrivata mentre il disaccordo divampava tra Germania e Francia, tra i paesi periferici e i paesi "core" su quasi tutti gli argomenti presi in esame e oggetto del summit, in particolar modo sulla partecipazione "volontaria" dei privati alle perdite della ristrutturazione del debito greco. Le divergenze tra i 17 sono arrivate a un punto tale che il problema dell'Italia, che fino al giorno prima era stato posto al centro del dibattito, è passato in secondo ordine, dando al Governo italiano qualche margine in più di manovra. Se il Consiglio europeo si fosse trovato nella condizione di varare un piano salva-euro operativo con tutti i dettagli, a quel punto il contributo italiano sarebbe stato fatale. La linea della Germania e degli Stati "core" con rating "AAA" resta quella, in ultima analisi, del bastone e della carota: non verranno distribuiti aiuti di alcun genere agli Stati che non li meriteranno, che non faranno la propria parte, che non si assumeranno le proprie responsabilità, è stato scandito nella maratona di incontri di questi giorni a Bruxelles.

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