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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2011 alle ore 14:08.

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Uno striscione lo salutava: «Ora farai impennare gli angeli». Migliaia di persone hanno partecipato, a Coriano, al funerale di Marco Simoncelli. Milioni milioni che si sono commossi davanti al tv. «Siamo solo noi», è vero, quelli che muoiono presto. Ma no, è maledettamente falso che poi è lo stesso... La musica di Vasco ha salutato per l'ultima volta Supersic, nell'ultimo commovente abbraccio alla famiglia speciale di un ragazzo speciale.

Il padre Paolo a dire a tutti, «Forza, forza», come se volesse essere lui, che non ha perso solo un figlio, ma anche un compagno di giochi e di sogni, a dover consolare, uno per uno, quella marea di persone che dal vivo o a distanza ha fatto sentire alla famiglia l'affetto di tutta l'Italia.
Il funerale di Simoncelli sembrava pensato da lui, tanti colori, tanta musica, il '58' declinato in tutti modi (sui muri, sulle vetrine, nei palloncini, sulle magliette) le moto che entrano in Chiesa, tanti tanti amici. Si piange, come ovvio. Ma non bisogna dimenticarsi di sorridere.

Dopo la Messa, la bara è stata portata all'esterno della chiesa della parrocchia di Coriano a cui la famiglia del pilota appartiene e deposta per terra, sul sagrato, mentre tutt'intorno migliaia di persone - la gran parte giovani - è rimasta in raccoglimento. Accanto, seduto per terra, il padre Paolo, abbracciato alla figlia Martina. In piedi, vicino alla bara, la madre di Simocelli, Rossella, vicino a Valentino Rossi - che alla fine della cerimonia ha acceso la moto del pilota scomparso, portandola fuori dalla chiesa - e i più cari amici della famiglia. Sulla bara un fascio di fiori bianchi. In sottofondo le note di Vasco Rossi, «Siamo solo noi», la canzone preferita di Marco.

La fidanzata Kate, davanti al sagrato, ha trovato la forza per condividere qualche parola: «Io da credente, ma non so in che cosa, ho una mia teoria. Marco era una persona perfetta e le persone perfette non possono vivere con noi comuni mortali».

Una commozione enorme. Sulla piazza, prima, nella chiesa, negli occhi delle migliaia di persone che hanno seguito la cerimonia a Coriano o nelle loro case, seguendola sul web o in televisione. La bara è stata portata via in automobile.

L'omelia
«La sera prima dell'ultima gara hai detto che desideravi vincere il Gran Premio, perchè lì sul podio ti avrebbero visto meglio tutti. A noi ora addolora non riuscire a vederti, ma ci dà pace e tanta gioia la speranza di saperci inquadrati da te dal podio più alto che ci sia». È questo il passaggio conclusivo dell'omelia del vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi.

«Lasciaci allora dire un'ultima semplicissima parola: addio Marco», ha aggiunto il vescovo. «È una parola - ha spiegato - scomposta dal dolore, ricomposta dalla speranza, a Dio». Terminato il discorso, l'assemblea si è aperta in un ampio applauso.

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