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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2011 alle ore 14:05.
L'ultima modifica è del 03 novembre 2011 alle ore 08:43.

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Silvio Berlusconi fin dal mattino cerca in tutti i modi di riempire la cartellina con cui oggi si presentarà a Cannes. Ma già dal primo incontro con Giulio Tremonti capisce che la strada sarà in salita. Accompagnato dai ministri Romani, Sacconi e Matteoli, presente anche Calderoli, il premier nella riunione svoltasi prima di pranzo a Palazzo Chigi spinge perchè si arrivi al varo di un decreto legge. Tutto il governo è con lui, anche la Lega.

Perchè è questo – sostiene – l'unico lasciapassare che gli consentirebbe di non subire l'assalto dei partner europei. Il ministro dell'Economia però avanza immediatamente peplessità. Teme che lasciare il decreto in balia del dibattito parlamentare per i 60 giorni necessari alla conversione potrebbe diventare pericolosissimo. Meglio puntare sull'emendamento alla legge di stabilità, che dovrebbe tagliare il traguardo al massimo a metà dicembre.

È un botta e risposta che va avanti per tutto il giorno. Nelle stesse ore una decina di deputati del Pdl – tra cui Giustina Destro, Fabio Gava e Roberto Antonione Isabella Bertolini – si riunisce all'Hotel Hassler per mettere a punto un documento in cui si chiede l'allargamento della maggioranza e il conseguente passo indietro del Cavaliere. Berlusconi si muove in prima persona. Incontra gli ex Fli Urso, Scalia e Ronchi per chiedere notizie sul loro appoggio alle misure anticrisi e sul possibile arrivo in maggioranza di Antonio Buonfiglio.

Il Cavaliere si mostra ottimista. Continua a ripetere che i dissapori con Tremonti sono invenzioni giornalistiche ma in privato lancia i suoi strali contro il ministro dell'Economia diventato per il premier «peggio di Fini». Nostante tutto però non può farne a meno. «È Tremonti ad avere in mano le chiavi della cassaforte...», ripeteva ieri un ministro e del resto è sempre il titolare dell'Economia a incaricarsi di far la spola con il Quirinale per spiegare a Napolitano le difficoltà e le possibili soluzioni che si stanno costruendo in quelle ore. Un'attività di consultazione che il premier è convinto sia stata svolta da Tremonti per mettergli «i bastoni tra le ruote» con il Colle. Berlusconi in sostanza sospetta che il professore di Sondrio anziché avvalorare con Napolitano la strada del provvedimento d'urgenza ne abbia sottolineato le difficoltà e le possibili forzature. Il Quirinale del resto aveva già lasciato intendere di non essere propenso a vedere inserite dentro un decreto disposizioni che necessitano di una confronto ampio e così Tremonti ha avuto gioco facile a ribadire la sua contrarietà.

Le frecciate lanciategli dal collega Renato Brunetta nel pomeriggio, in occasione dell'ufficio di presidenza del Pdl a Palazzo Grazioli vengono commentate da Tremonti con un mezzo sorriso. Il ministro siede vicino alla collega Giorgia Meloni e prima della conclusione degli interventi toglie il "disturbo" per avviarsi al Cdm che sta per riunirsi.

Berlusconi si sente in trappola. A Palazzo Grazioli, durante l'ufficio di presidenza, aveva espressamente fatto riferimento a «un decreto» da portare a Cannes, che invece non sarà mai approvato. Il premier teme di essere– come scrive Giuliano Ferrara – «sotto assedio» con il suo ministro dell'Economia e il capo dello Stato contrari al decreto. Il direttore del Foglio si augura che il premier forzi la mano, «o la va o la spacca». È quello che vorrebbe anche la Lega. Il calo nei sondaggi sta facendo vacillare il Carroccio pericolosamente. E i pernacchi di Bossi a chi gli paventa l'ipotesi un governo Monti non sono più utili a rassicurare il popolo padano.

Il Senatur avverte il pericolo, resta convinto che Berlusconi il passo induietro «non lo farà mai» e che per la Lega dopo c'è solo il voto. I padani sono pessimisti. Calderoli che ha spinto per il decreto è furibondo: «Quando si calano le braghe bisogna stare molto attenti a coprirsi le spalle perchè svolazzano i temuti uccelli paduli...». Berlusconi cerca di rassicurare, sostiene che spiegherà ai partener europei di essere in grado di varare una legge in due settimane ma ci credono in pochi. «Berlusconi andrà a Cannes come San Sebastiano al martirio», sitetizza uno dei principali dirigenti del Pdl.

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