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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2011 alle ore 08:09.

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di Simone Filippetti
Il futuro politico di Silvio Berlusconi s'intreccia quello imprenditoriale. Nel giorno più convulso dei suoi anni a Palazzo Chigi, il destino del premier coinvolge anche le sue aziende, a partire da Mediaset ritenuta la più sensibile ai cambi di vento del potere. Così la consueta riunione del lunedì ad Arcore, tra Berlusconi e la famiglia, ha assunto il sapore del vertice straordinario. Da dieci anni il capofamiglia dedica un giorno la settimana agli affari di famiglia, ma ieri sulla consueta colazione .

Al tavolo, oltre a Marina e Piersilvio, i figli avuti dal primo matrimonio con Carla Dall'Oglio, la presenza usuale dei due più fidati bracci desti: Fedele Confalonieri, l'amico fraterno che danni supervisiona Mediaset; e Bruno Ermolli, il super-consulente finanziario più vicino e ascoltato dal premier. Presenza che però nella concitazione di queste ore viene letta come il preludio a mosse di più ampia portata. In più ha partecipato anche anche Niccolò Ghedini, l'avvocato personale (nonché parlamentare del Pdl) del premier, il che ha contribuito a rafforzare la sensazione di una riunione cruciale. Eppure, fa sapere chi all'incontro ha partecipato, è stata una riunione di routine. Durante la colazione è stato fatto il punto sullo stato di salute delle varie aziende, come avviene ogni volta. Poi il premier, a pranzo concluso, ha incontrato privatamente una serie di personaggi politici. Nessuno scossone, dunque, nessun piano per il futuro delle sue aziende. Vista la situazione, però, non è escluso che siano stati tratteggiati scenari futuri del gruppo. Vale la pena ricordare che a dieci giorni fa risale la proposta del Governo di modificare la legge sull'eredità e la cosiddetta «legittima» ai figli.

andamento titoli

D'altronde da 15 anni, il mercato lega le sorti dell'inquilino di Palazzo Chigi a quelli di Mediaset. A Piazza Affari lo chiamano «Premier Discount», l'espressione con cui gli analisti valutano l'impatto della politica sull'azienda: mentre ieri Piazza Affari rimbalzava (+1,32% il Ftse-Mib) sulle ipotesi di un cambio di Governo, il gruppo tv è rimasto inchiodato (+0,08%). «Il venir meno delle coperture politiche espone la società al rischio di un inasprimento dello scenario regolatorio nella televisione commerciale, ancora oggi il punto di forza del gruppo» commentavano ieri i broker di Websim-Intermonte. Anche se non ci sono collegamenti diretti tra le fortune politiche del Cavaliere e l'andamento del business del gruppo televisivo, la caduta di Berlusconi potrebbe tuttavia ridimensionare Mediaset. Basterà ricordare il tentativo, poi naufragato, della Legge Gentiloni (l'allora ministro delle telecomunicazioni ai tempi del Governo Prodi): il provvedimento mirava a vietare a un singolo soggetto di superare il 45% del mercato italiano della pubblicità sulla televisione.

In condizioni normali, i timori di una crisi di Governo e di un'eventuale uscita di scena di Berlusconi avrebbero un impatto limitato su Mediaset. Ma l'azienda non vive un momento normale: il 2011 sarà un «anno nero» e la pubblicità chiuderà in calo (è successo solo altre due volte negli ultimi 20 anni). Scontando le paure di una recessione (che colpisce di più i settori ciclici), Mediaset è uno dei peggiori titoli di Piazza Affari: ha perso il 42% come le banche, considerate l'epicentro della crisi. Adesso il titolo di Cologno quota 2,58 euro, non troppo lontano da quota 2,1 euro, minimo storico da quando il titolo è quotato in Borsa. Solo per fare un esempio, quando nel 2005 la Fininvest collocò una grossa fetta di Mediaset, pari al 16%, lo fece a un prezzo di 9 euro ad azione. Altri tempi. Ovvio che con un Berlusconi presidente del Consiglio, il mercato ipotizza un impianto normativo favorevole alla tv, o quantomeno non penalizzante. In più su tutta la galassia Fininvest pesa come un macigno la vicenda del Lodo Mondadori: la holding della famiglia Berlusconi è stata condannata a un maxi-risarcimento di oltre 560 milioni a favore dello storico rivale Carlo De Benedetti. È pendente un ricorso in Cassazione, ma il contraccolpo è pesante per i conti della famiglia. E con la politica traballante, il futuro dell'impero di Silvio Berlusconi diventa un tema caldo.

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