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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2011 alle ore 08:10.
I ritardi accumulati
Nei cosiddetti «good times» il percorso di risanamento dovrebbe essere accelerato in direzione del pareggio di bilancio. Questa raccomandazione, rivolta in più riprese dalla Commissione europea ai governi, è stata sostanzialmente disattesa. Poi la grande crisi esplosa nel 2008 ha provocato l'impennata dell'indebitamento pubblico. Tra il 2000 e il 2001, quando l'economia italiana crebbe a tassi che ora paiono una chimera (attorno al 3%), certamente sarebbe stato più opportuno utilizzare anche in parte le risorse che si resero disponibili per abbattere il deficit. Da allora in poi non si è invece operato con coraggio e determinazione sulla riduzione della spesa corrente.
4) Fondi europei(di C.Fo.)
Gli impegni del Governo
Per l'esecutivo un utilizzo più efficiente dei fondi europei è condizione, si legge nella lettera di impegni presentata a Bruxelles, «per aggredire con decisione il dualismo Nord-Sud». A questo scopo l'Italia si è impegnata a una revisione globale dei programmi finanziati dai fondi comunitari. L'Italia aveva promesso un intervento sul tema entro il 15 novembre. Ieri è arrivata l'intesa tra il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, e il commissario Ue per la Politica regionale, Johannes Hahn, per rivedere il tasso di cofinanziamento nazionale dei programmi comunitari abbassandolo dal 50 al 25%. In pratica, in base alla deroga concordata, governo ed enti locali potranno spendere 8 miliardi in meno del previsto di risorse nazionali mentre potranno continuare a spendere tutti i soldi europei. Le risorse così liberate saranno sganciate dai singoli programmi e orientate dall'Italia su priorità nazionali a partire dalle infrastrutture.
I ritardi accumulati
L'Italia sconta anni di programmazione estremamente frammentata nell'utilizzo dei fondi europei e del relativo cofinanziamento nazionale. E livelli di spesa che, come certifica periodicamente la Ragioneria dello Stato, ci pongono lontani dai target prefissati. Prima l'esperienza di Agenda 2000 (programmazione 2000-2006) poi il Quadro strategico nazionale (2007-2013) hanno mostrato limiti dovuti soprattutto all'eterogeneità di centinaia di piccoli progetti. Oltretutto, per evitare il disimpegno automatico dei fondi europei, con ritorno di risorse a Bruxelles, l'Italia si è contraddistinta per la pratica di certificazioni di spesa concentrate in tutta fretta negli ultimi mesi delle annualità.
5) Liberalizzazioni(di Eu. B.)
Gli impegni del Governo
Sul fronte scuola il Governo insisterà sulle sperimentazioni. Da un lato estenderà il quiz Invalsi dalle medie alle superiori: i risultati serviranno a individuare le aree del Paese più disagiate su cui avviare la «ristrutturazione», intesa come azioni di supporto e miglioramento. Dall'altro si cercherà di misurare i risultati delle singole scuole con un percorso di sperimentazione che valuterà, dopo alunni e insegnanti, anche i presidi. L'idea finale è di dare più fondi alle scuole meritevoli così da premiare i risultati degli insegnanti. Quanto all'università l'intenzione di aumentare i margini di manovra sulle rette degli studenti non dovrebbe avere seguito visto che il ministro Mariastella Gelmini non vuole intervenire sull'importo delle tasse d'iscrizione. Per l'attuazione della riforma degli atenei mancano ancora una ventina di step: dei 47 provvedimenti richiesti solo 13 hanno tagliato il traguardo e altri 15 sono in arrivo.
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