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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2011 alle ore 15:46.

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Che sia un sostenitore convinto della moneta unica e che non possa concepire un'Italia fuori dall'Europa, lo dimostra un piccolo aneddoto che lui stesso raccontò poco tempo fa. «Il giorno dopo la mia nomina a commissario Ue Marco Pannella, che peraltro ho in forte simpatia, organizzò una conferenza stampa per sostenere che "con Monti avevano vinto i poteri forti". La presi a ridere e quando un giornalista mi chiese un commento dissi che di poteri forti non ne conoscevo. Tranne uno, l'Europa e oggi mi fa piacere aver contribuito a renderlo più forte». Perché se c'è una stella polare che ha scandito la carriera di Mario Monti è proprio il suo spiccato europeismo.

Un curriculum di spessore e gli studi a Yale
Ed è anche per questo che l'Europa lo vede come l'unico uomo capace di traghettare l'Italia al di là del caos. Giorgio Napolitano è pronto a scommettere su di lui per il dopo Berlusconi e ieri l'ha nominato senatore a vita «per altissimi meriti nel campo scientifico e sociale». Il suo curriculum parla da solo. Nato a Varese il 19 marzo 1943, studi classici dai Gesuiti, nella scuola dell'alta borghesia milanese, Monti si laurea alla Bocconi nel 1965. Poi il passaggio negli Usa dove si specializza a Yale studiando con il futuro premio Nobel, James Tobin (quello della Tobin Tax sulle transazioni finanziarie), e arriva prestissimo alla docenza: a soli 27 anni è già professore all'Università a di Torino. Quindici anni dopo il ritorno nella "sua" Bocconi dove assume la cattedra di Economia politica e l'incarico di rettore dell'istituto.

La battaglia a Bruxelles contro il gigante Microsoft
Allora il professor Monti è già molto stimato dalla politica. Nel 1994 se ne accorge Silvio Berlusconi, appena insediatosi a Palazzo Chigi, che lo indica come commissario europeo. A lui vanno le deleghe per il mercato interno, i servizi finanziari e la fiscalità. E il supercommissario si segnala subito per l'assoluta indipendenza che piace anche a sinistra e a Massimo D'Alema.Tanto da spingerlo, nel 1999, alla riconferma nel ballotaggio con Emma Bonino. Monti continua così a incassare apprezzamenti bipartisan e mostra sul campo la sua forza come commissario alla concorrenza scontrandosi addirittura con il gigante Microsoft di Bill Gates al quale infligge una multa record di 497 milioni di euro per aver violato le norme antitrust.

Le bacchettate al Cavaliere
Un guardiano rigoroso della concorrenza, dunque. E, nel 2001, blocca anche la fusione tra General Electric e Honeywell che, a suo dire, «avrebbe ridotto in modo considerevole la competizione nell'industria aerospaziale», tutto a danno dei cittadini. Perché Monti non guarda in faccia nessuno e l'autonomia dalle lobby e dalla politica sono il suo miglior biglietto da visita. E il Cavaliere lo sa bene visto che il professore non ha mancato di bacchettarlo negli ultimi mesi. Ora potrebbe essere lui a raccoglierne l'eredità con una missione assai delicata: riconquistare la fiducia dell'Europa e dei mercati. Come? Ecco in breve una rassegna del Monti-pensiero per capire quali siano i cardini del bocconiano che punta sulla crescita.

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