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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2011 alle ore 15:46.

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L'euro non è in crisi e il Paese non può farne a meno
Sulla necessità di difendere la moneta unica e sulla cruciale permanenza del nostro paese nell'eurozona, Monti è tornato qualche settimana fa in risposta alla fuga in avanti, poi corretta, del premier («l'euro non ha convinto nessuno»). Dalle colonne del Corriere il professore ha messo in fila la sua posizione. «L'euro non è in crisi, non manifesta nessuno dei due sintomi di debolezza di una moneta. È stabile in termini di beni e servizi (bassa inflazione) ed è stabile (qualcuno direbbe, anzi, troppo forte) in termini di cambio con il dollaro. Gli attacchi speculativi ci sono, spesso violenti. Ma non sono attacchi contro l'euro».

La speculazione è diretta contro le economie zavorrate dal debito
Monti è infatti convinto che la speculazione non sia mossa dalla debolezza della moneta unica, ma dalla fragilità di alcune economie. «Gli attacchi si dirigono contro i titoli di Stato di quei Paesi appartenenti alla zona euro che sono gravati da alto debito pubblico e che hanno seri problemi per quanto riguarda il controllo del disavanzo pubblico o l'incapacità di crescere (e di rendere così sostenibile la loro finanza pubblica) perché non hanno fatto le necessarie riforme strutturali.

Servono riforme strutturali ma l'Italia si è mossa tardi
Riforme strutturali che il Paese sta portando avanti senza la necessaria convinzione. Da europeista Monti ricorda così al premier quanto l'Italia debba essere riconoscente all'Europa. «Di una cosa, signor presidente, può essere certo: se l'Italia non fosse nella zona euro, emettere titoli di stato italiani in lire sarebbe un'impresa ancora più ardua. Che l'Italia stia facendo pesanti sacrifici, è vero. Essi sono più pesanti di come sarebbero stati se si fosse ammesso per tempo il problema di una crescita inadeguata».

Roma deve tornare a contare nella leadership franco-tedesca
E oggi il neosenatore a vita ha tracciato una possibile road map per l'Italia. «Le richieste dell'Europa al Paese sono quello che dovrebbe essere chiesto ad ogni Paese, per una maggiore crescita, che deve avvenire non da ulteriori prestiti, ma attraverso la rimozione degli ostacoli alla crescita stessa». Un rilancio che, secondo Monti, deve portarci a guardare di più oltre le Alpi. «Mi piacerebbe vedere un maggiore rispetto per la Germania di oggi, nel senso di rispetto per l'essere più rigorosi, più costanti nel tempo, meno a breve termine e più pazienti. E Roma deve fare ogni sforzo per essere più coinvolta nella partnership franco-tedesca: sarebbe nel comune interesse».

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