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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2011 alle ore 16:25.
L'ultima modifica è del 10 novembre 2011 alle ore 11:03.

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(ANSA)(ANSA)

Sul fatto che Silvio Berlusconi lasci sono tutti, felicemente d'accordo. Ma è l'ipotesi di un governo tecnico a dividere ancora le opposizioni. Da una parte, Terzo Polo e Pd sono pronti a sostenere un esecutivo tecnico, non senza porre veti e condizioni, dall'altra Idv e Sel spingono per le elezioni, da tenere prima possibile.

Stamattina il leader di Fli, Gianfranco Fini, ha ribadito la sua posizione in una lunga intervista a Unomattina, su Rai Uno: Mario Monti «può essere la personalità giusta, ma sarà lui a dover dire che cosa vorrà fare». E nel caso si dovesse sostenere un suo governo «il Terzo polo non si sottrarrà alle sue responsabilità». Anche se nessun partito deve presentare la "sua" lista di ministri. Andare a votare ora, ha concluso, «sarebbe un salto nel buio per l'Italia», soprattutto perché con questa legge elettorale «non avremmo, soprattutto al Senato, alcuna certezza». Per questo, ha detto Fini, il prossimo governo dovrà inserire nel suo programma di riforme anche quella della legge elettorale. Berlusconi da parte sua ha dimostrato una lodevole responsabilità nel perseguire la strada delle dimissioni, ma ora «sia responsabile fino in fondo: appoggi politicamente a nome del Pdl l'ipotesi di un governo di larghe intese per fare alcune riforme precise e avere come obiettivo di dimostrare che dell'italia ci si può fidare».

La distanza fra Pd, Sel e Idv. Di Pietro vuole elezioni subito e rilancia il "patto di Vasto". Ma la base lo critica
Il fronte delle larghe intese trova tra i suoi sostenitori anche il Pd. Siamo pronti a sostenere un governo tecnico, afferma Pier Luigi Bersani sulle pagine dell'Unità: «Le condizioni che noi poniamo sono le stesse che pone la realtà: governo credibile che segni una discontinuità netta». Perché è ora di dire «basta ai giochetti». E allora, prosegue, «noi ci siamo e ci stiamo, ma se la destra non ci sta, si dovrà andare alle elezioni subito, di cui certo noi non abbiamo paura». E «come ho detto a San Giovanni» dovranno vedere alleati progressisti e moderati». Moderati come l'Udc di Pier Ferdinando Casini, con il quale i colloqui sono sempre fitti.
Questo il Pd. Posizione contraria quella di Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, che spingono per le elezioni.

Al termine della riunione della segreteria nazionale, Sel ha diffuso un documento che spiega la sua posizione: «Un Governo di emergenza non può che essere a tempo e con un immediato obiettivo: fronteggiare l'emergenza dei conti con una patrimoniale vera, che non colpisca i cittadini che stanno già pagando gli effetti nefasti della recessione, e restituire la parola agli italiani con il voto». Il governo tecnico, in definitiva, prolungherebbe «una fase di incertezza che sarebbe dannosa per la nostra fragilissima finanza pubblica e per l'intera situazione economica del paese» e per questo il partito di Vendola ritiene «che siano necessarie elezioni presto, per dare una prospettiva più certa e legittimata».

«Io non sosterrò Monti», dice senza mezzi termini Di Pietro intervistato a Canale5. Il leader di Italia dei Valori spiega che «in democrazia si vara un programma e lo si propone agli elettori: se vinci, vai a governare; se fallisci, la parola torna agli elettori. Tutto il resto sono parole nobili per comportamenti ignobili». Insomma, il governo tecnico resta «un inciucio», come aveva detto già ieri, mentre quello che serve all'Italia è un «governo politico che proponga come far quadrare i conti». Non solo: Di Pietro punta il dito anche contro quella che giudica un'inevitabile instabilità del governo tecnico, perché un'eventuale convergenza di Pdl e Pd in appoggio a un governo Monti sarebbe destinata a finire nel giro di un paio di mesi al massimo: «Si accorgeranno che non possono stare insieme due maschi nella stessa camera da letto». E quello sarà il momento per rilanciare il "patto di Vasto" tra Pd, Idv e Sel.
Però, oltre ad aver suscitato le ire della comunità Lgbt - per il quale le parole di Di Pietro sono omofobe, e con il quale il leader di Idv si è scusato - anche la cosiddetta "base" del partito ha criticato la sua dichiarazione, soprattutto sul suo profilo Facebook, dove i commenti negativi alla sua nota finora sono oltre mille: «Sono delusissima», «se non appoggiate Monti avete perso il mio voto», ma anche «non crede che le elezioni ora siano un salto nel buio?».

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