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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2011 alle ore 14:20.

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(Corbis)(Corbis)

Quel "99%" principe degli slogan degli indignati di tutto il mondo e nel quale fino ad oggi si includevano i poveri, la cosiddetta "working class" e il ceto medio, nota Nona Willis Aronowitz del magazine "Good", rischia un paradosso: diventare obsoleto nel momento del suo maggior successo.
A dimostrarlo sono stati gli ultimi e sorprendenti dati sulla povertà negli Stati Uniti diffusi nei giorni scorsi dal Census Bureau di Washington: per i quali ormai un americano su tre può dirsi povero o sulla soglia della povertà e il rischio dell'indigenza sta affliggendo sempre di più il vecchio e solido ceto medio, composto dalle famiglie con casa di proprietà, auto e buon contratto a tempo indeterminato.

Solo a settembre, lo stesso Census aveva rilasciato le statistiche per il 2010, in cui segnalava che il 15,2% del popolo americano era sotto la soglia di povertà, il dato più alto dal 1993. Ma quei calcoli venivano fatti secondo criteri fissati negli anni Sessanta. È bastata una riforma dei criteri di calcolo, battezzata "Supplementary Poverty Measure", per alzare la soglia del 16 per cento. Percentuale che fa schizzare il numero degli americani in difficoltà a 100 milioni. Uno su tre, appunto.

Una casa di proprietà, una famiglia, un cellulare e di che mangiare tutte le sere non bastano più ad allontanare la povertà. Infatti, secondo il nuovo conteggio, il 28% di chi ha un lavoro fisso è povero o a rischio di diventarlo, la metà è sposato e altrettanti sono bianchi.
Il reddito di chi è a diventato a rischio è stato fissato in 51mila dollari annui, circa 38mila euro. Che in realtà equivale a ben il 200% della usuale soglia di povertà.

Se con tutte queste condizioni, comunque si è a rischio, dice il nuovo sistema di misurazione, è perché ora vengono considerati non solo reddito e beni, ma anche i buoni per il cibo, i crediti d'imposta e i vari programmi di sostegno governativi, uniti agli interessi dei mutui sottoscritti, ai prestiti per lo studio da restituire, alle spese mediche e assicurazioni varie. Tutte voci che fanno precipitare il reddito disponibile.

Il New York Times, per il quale il Census Bureau ha fatto un'analisi dei dati, racconta una storia esemplare: quella di Pyllis Pendleton, operatrice sociale di Washington, che ha un BlackBerry, due auto, è sposata con un portinaio e ha due figlie di 11 e 13 anni, una casa da 230mila dollari. E un reddito di 51mila dollari, che però, se viene scremato delle nuove voci considerate dalla Supplementary Poverty Measure, si abbassa a 40mila dollari l'anno. Dal momento che Pyllis abita in una zona dove la soglia di povertà è fissata a 31mila dollari, lei e la sua famiglia non la superano di molto. «Basta un conto più salato a farci saltare» ha detto al Times, «e facciamo i salti mortali per trovare i soldi per le rette scolastiche». Parole che fanno tremare, e non solo negli Stati Uniti, chi finora si era sentito sicuro della propria aurea medietà.

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