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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2011 alle ore 14:14.

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Cominciamo da Mel Gibson. Che c'entra, direte voi? C'entra, fidatevi.
Nel 2000 Gibson fece un film, The Patriot, sulla guerra di indipendenza americana. (Lo vidi in aereo, mi sembra.) Quando il film uscì nelle sale, Michael Lind, un ricercatore del think-tank New America Foundation, scrisse per la rivista Slate un'analisi che mi è rimasta impressa, sottolineando come nessuna delle persone coinvolte nel film sembrasse conoscere il reale significato della parola patriottismo.

Il personaggio interpretato da Gibson è un uomo che rifiuta di lasciarsi coinvolgere nel conflitto fino a quando non viene colpita la sua famiglia, e a quel punto decide di andare in guerra mosso da ragioni di vendetta personale. E questa doveva essere la prova del suo patriottismo, secondo gli autori del film. Come diceva Lind, in realtà una scelta del genere è praticamente l'esatto contrario del patriottismo, che consiste nel fare sacrifici per il bene della nazione, non nel perseguire motivazioni o interessi personali.

Tutto questo mi conduce all'argomento che voglio affrontare: il concetto di ipocrisia, oggetto, a quanto sembra, di fraintendimenti analoghi. Ho ricevuto attacchi personali al riguardo, ma è un problema più ampio.

Ecco la versione personale: immaginate di essere un professore/opinionista che chiede di tassare di più i redditi alti e garantire più Stato sociale, ma di guadagnare, da varie fonti e committenti, abbastanza da appartenere a quella fascia di reddito che se il Governo facesse come dite voi pagherebbe più tasse e probabilmente non usufruirebbe di quei servizi sociali aggiuntivi.

Un congruo numero di persone guarda a questa combinazione di fattori personali e politici e grida: «Ipocrisia!». E non parlo solo delle diatribe fra me e i facinorosi della destra. Se vi ricordate le elezioni del 2004 (io purtroppo me ne ricordo), c'erano numerosi giornalisti che sostanzialmente accusavano John Kerry di non essere «autentico», perché era un uomo ricco che sosteneva politiche in favore dei poveri e della classe media. A quanto sembra, si è autentici solo quando le proprie idee politiche sono motivate esclusivamente dal puro e semplice interesse personale. In questo caso, Mitt Romney è l'uomo più autentico del mondo.

Diciamo una cosa che dovrebbe essere ovvia, ma apparentemente non lo è: sostenere politiche che vanno a proprio personale svantaggio economico non è ipocrisia, ma spirito civico!

Ma, ribattono i facinorosi della destra, tu dici che i ricchi sono il male. Niente affatto, questa è una fantasia della destra sulle convinzioni della sinistra. Io non voglio punire i ricchi, voglio semplicemente che paghino più tasse. Si può essere a favore della ridistribuzione senza lasciarsi andare all'odio di classe: sono solo i difensori del privilegio che cercano di sostenere il contrario.

Lind concludeva la sua analisi del film di Mel Gibson esprimendo il timore che la gente avesse perso il senso di quello che significa essere cittadino e dei doveri che comporta.

È così. Se la gente non riesce a capire il senso di impegnarsi per obbiettivi più generali invece che per il proprio interesse personale, se giudica ogni deviazione dall'egoismo un segnale di insincerità, vuol dire che come nazione non abbiamo più speranza.

(Traduzione di Fabio Galimberti)

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