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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2011 alle ore 18:39.

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BRUXELLES - A meno di due settimane dall'atteso consiglio europeo del 9 dicembre spunta l'ipotesi di una nuova governance economica da applicare a un numero limitato di paesi dell'Unione, con l'obiettivo di rafforzare l'integrazione politica della zona euro e rassicurare i mercati finanziari in piena crisi debitoria.

L'idea è stata rilanciata dal quotidiano tedesco Bild e ha trovato conferma da altre fonti. Francia e Germania stanno discutendo della possibilità tra le altre cose di rivedere il patto di stabilità, rendendolo molto più stringente di quello attuale. Anziché passare da una revisione dei Trattati, lunga e complessa, i governi stanno riflettendo ad accordi intergovernativi.

Il progetto è in una fase preliminare e non è ancora certo che possa andare in porto. Il modello è quello di Schengen, l'accordo firmato nel 1985 e con il quale alcuni paesi dell'Unione hanno liberalizzato il passaggio delle frontiere. Solo successivamente l'intesa è stata fatta propria da altri stati membri ed è entrata a fare parte dei Trattati.

«Bisogna fare attenzione perché rischia di segnare una differenza netta tra i 17 della zona euro e i 27 dell'Unione», avverte un diplomatico europeo. Il passaggio è delicato. Il governo inglese, tra gli altri, è combattuto tra il promuovere un'integrazione della zona euro necessaria per arginare la crisi e la paura che questa soluzione lo marginalizzi.

«I paesi devono presentare un impegno chiaro alla riduzione del debito e alla convergenza dei conti pubblici», ha detto oggi da Parigi Valérie Pécresse, ministro del bilancio e portavoce del governo. «Solo a quel punto le istituzioni europee potranno avere un ruolo pieno. Ciò vale per la Commissione, il Consiglio e la stessa Banca centrale europea».

La speranza francese è che un rafforzamento del controllo comunitario sui conti pubblici nazionali possa convincere l'istituto monetario a diventare prestatore di ultima istanza. Con un trasferimento della sovranità dalla periferia al centro, comprare debito pubblico sui mercati per rassicurare gli investitori diventerebbe meno controverso.

Nel contempo però sempre oggi fonti dell'Eliseo citate dall'agenzia di stampa Afp hanno spiegato che il presidente francese Nicolas Sarkozy non ha nessuna intenzione di «affidare poteri sovranazionali alla Commissione europea» nel controllo dei conti pubblici. La Francia apparentemente vuole che l'autorità rimanga almeno in parte nelle mani del Consiglio.

È probabile che la Germania abbia intenzioni diverse, visto che il cancelliere Angela Merkel ha parlato di affidare i poteri addirittura alla Corte di Giustizia del Lussemburgo. Le discussioni di questi giorni giungono mentre la crisi debitoria si sta rapidamente estendendo al cuore dell'Europa. I rendimenti italiani a due anni sono saliti oltre l'8%.

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