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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2011 alle ore 17:16.

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I tagli agli stipendi dei parlamentari ci saranno. Non subito però come prevede la norma della manovra che stabilisce la decurtazione a partire da gennaio. A rivelare la correzione di rotta è uno dei due relatori del decreto salva-Italia, il democratico Pier Paolo Baretta. «Potrebbe arrivare un emendamento del governo o di noi relatori». La manovra stabilisce che il governo «recepisca» gli esiti del confronto sugli stipendi degli altri Parlamenti Ue di cui si sta occupando la commissione guidata dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini. «Il punto di fondo - prosegue Baretta - è che non può essere il governo a recepire i risultati ma deve essere il Parlamento».

Fini: norma scritta male, materia è di competenza delle Camere
Si lavora quindi a una modifica che corregga l'errore contenuto nel decreto salva-Italia e, come auspica anche il vicecaporguppo del Pdl a Montecitorio, Massimo Corsaro, «fissi un tempo massimo entro cui la commissione dovrà intervenire». Con molta probabilità, quindi, non più il 31 dicembre 2011, come scritto nel decreto, ma un nuovo termine, forse marzo. Il Parlamento avrebbe perciò più tempo per mettere mano alle retribuzioni di deputati e senatori. Visto che, lo ricorda il presidente della Camera, Gianfranco Fini, la competenza è del Parlamento. «Nel decreto del governo la norma era scritta male, nel senso che non è possibile - evidenzia Fini - intervenire per decreto nell'ambito di questioni che sono di competenza esclusiva delle Camere. Ma di questo il governo è perfettamente consapevole e la norma sarà corretta».

Parlamentari in rivolta contro la decurtazione
Fini però assicura anche che non ci saranno tentativi di rinvio della misura. Ma certo i mal di pancia di deputati e senatori non si contano e qualcuno aveva ipotizzato possibili tentativi di bloccare la decurtazione. «Escludo - spiega il presidente della Camera - che da parte del Parlamento ci possa essere un'azione dilatoria o di contrasto nei confronti di quello che inappropriatamente il governo ha inserito nel decreto, cioè la riforma delle indennità, uniformando il trattamento economico dei parlamentari italiani alla media europea». Si sta lavorando, gli fa eco Corsaro, «a una modifica che prevede un termine ultimo per la commissione entro cui completare il suo lavoro e il Parlamento ha 30 giorni di tempo per recepire. Non procediamo con nessun rinvio, bensì al contrario vogliamo dare, e su questo siamo tutti d'accordo, la garanzia che ci sia un adeguamento agli standard europei degli stipendi dei parlamentari italiani».

Il nodo dell'allineamento all'Europa
I parlamentari italiani ricevono circa 12mila euro di «trattamento economico» mensile lordo (per la precisione, 11.704, il resto sono rimborsi per le segreterie e contributi vari che portano il totale a 23mila euro). La media dell'area euro si ferma a 5.339 euro. Quindi un allineamento all'Eurozona potrebbe comportare un taglio di oltre il 50% delle retribuzioni (ecco l'inchiesta dettagliata) ed è quello che il governo Monti implicitamente vorrebbe. La realtà delle cose, però, è un po' diversa. Il decreto salva-Italia si limita a richiamare la manovra di luglio approvata dal governo Berlusconi, che originariamente prevedeva l'allineamento degli stipendi dei titolari di cariche elettive ai paesi dell'Eurozona. In sede di conversione, però, i parlamentari hanno ottenuto di agganciare la loro retribuzione a quella dei sei principali paesi dell'euro. E, nel confronto con i colleghi d'oltralpe, almeno sulle indennità, non ci sono grandi differenze. Il vero gap è soprattutto su assegni di fine mandato e vitalizi sui quali è in corso una profonda revisione. Ecco le cifre contenute in uno studio riservato del servizio per le competenze dei parlamentari della Camera, datato 31 marzo 2011: i parlamentari tedeschi guadagnano 10.217 euro, meno dei francesi a quota 11.863 euro, mentre il parlamentare europeo porta a casa 13.285,72 euro. Ma le cifre ufficiali dovranno essere indicate dalla commissione Giovannini. Poi si procederà all'allineamento. (Ce. Do.)

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