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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2011 alle ore 11:26.
L'ultima modifica è del 14 dicembre 2011 alle ore 10:38.

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Protesta tra i banchi della Lega durante l'intervento del Presidente del Consiglio Mario Monti in aula del Senato (Ansa)Protesta tra i banchi della Lega durante l'intervento del Presidente del Consiglio Mario Monti in aula del Senato (Ansa)

di Celestina Dominelli
L'Italia è pronta a rivedere la sua posizione sulla Tobin tax in sede europea. È questo il messaggio più importante che arriva dalla movimentata informativa al Senato del presidente del Consiglio, Mario Monti, chiamato a riferire gli esiti del vertice Ue dell'8-9 dicembre e finito al centro di una imprevista contestazione del Carroccio.

Doveva essere infatti una seduta senza intoppi e invece l'aula del Senato è divenuta teatro delle proteste della Lega contro il professore e il decreto salva-Italia. Con tanto di sospensione decisa daRenato Schifani dopo diversi tentativi di riportare l'ordine nell'emiciclo. Prima qualche brusio e grido isolato con il presidente del Senato costretto a redarguire più volte i leghisti e il loro capogruppo Federico Bricolo, poi i cartelli esposti dai leghisti («giù le mani dalle pensioni», «basta tasse», «questa manovra è una rapina») e gli insulti all'indirizzo del professore («sei un pagliaccio», urlano dai banchi del Carroccio»), e infine lo stop per qualche minuto con la seduta che riprende solo al termine delle contestazioni.

Cartelli e cori leghisti contro il premier: sei un pagliaccio
Il premier appare spiazzato dai cartelli e dai toni leghisti, ma non si scompone e cerca, pur in mezzo alle tante interruzioni, di convincere i senatori dell'importanza degli sforzi appena compiuti. «Il futuro dell'Europa dipendeva dalle nostre scelte», spiega in apertura dell'informativa dopo aver ribadito «che il ruolo del Parlamento è sempre più cruciale per l'azione dell'esecutivo e il futuro del nostro paese». Il presidente del Consiglio sottolinea quindi «lo stretto intreccio» tra le decisioni collegate alla manovra approvata dal Governo e lo scenario europeo. Grazie agli sforzi intrapresi, riconosce il professore, «siamo arrivati al negoziato Ue con maggiore credibilità, con possibilità di esprimere posizioni autonome». I provvedimenti, prosegue Monti, «sono stati positivamente accolti dai partner europei e dalle istituzioni internazionali»».

L'aula rumoreggia e Schifani interviene per riportare l'ordine
Il premier parla e l'aula rumoreggia tanto che il presidente del Senato, Renato Schifani, è costretto a prendere più volte la parola per riportare l'ordine prima di decidere la sospensione. «Ma che succede in questa aula stamattina?». Tra l'altro, osserva Schifani, «le comunicazioni del presidente del Consiglio sono state richieste da diversi gruppi». Le puntualizzazioni del presidente del Senato, però, non bastano a mettere a tacere i brusii sempre più insistenti del Carroccio. Monti prova a proseguire ricordando che «le conclusioni del consiglio Ue prevedono la presentazione, entro marzo, da parte di Juncker, Van Rompuy e Barroso su come approfondire l'unione fiscale».

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