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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2011 alle ore 07:32.

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Deputati, tagli alle indennità entro gennaioDeputati, tagli alle indennità entro gennaio

Per ora l'unica certezza è che dalla manovra è stato cancellato il taglio degli stipendi dei parlamentari per decreto. Il governo ha infatti deciso di correggere la norma, affidando al Parlamento il compito di assumere «iniziative immediate», rispettandone così l'autonomia. Gianfranco Fini e Renato Schifani non hanno però perso tempo. I presidenti di Camera e Senato hanno già annunciato che il taglio ci sarà entro gennaio. Indugiare oltre potrebbe essere pericoloso, vista l'aria che tira.

L'obiettivo dovrà essere centrato anche se la commissione presieduta dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, non dovesse aver completato entro la fine dell'anno il compito affidatogli, ovvero il confronto tra i diversi trattamenti riservati ai Parlamenti nella Ue. Una scadenza che ‐ come ha lasciato chiaramente intendere lo stesso Giovannini ‐ difficilmente sarà rispettata anche perché inizialmente si pensava che l'adeguamento delle indennità dovesse partire «dalla prossima legislatura». Così non sarà, assicurano invece Fini e Schifani. «In ogni caso entro la fine di gennaio modificheremo le indennità», ha ribadito Fini sottolineando che il taglio entrerà immediatamente in vigore.

Lo stesso ha ripetuto poco dopo Schifani, anticipando che le modifiche verranno fatte in nome di «equità e responsabilità» e nel pieno rispetto della «dignità del Parlamento». L'ipotesi più probabile è che la scure si abbatta sull'indennità attribuita ai parlamentari per i portaborse: circa quattromila euro. Deputati e senatori continueranno a potersi avvalere dei collaboratori ma il rapporto di lavoro verrà gestito direttamente dalla Camera di appartenenza per la durata della legislatura, a un costo ‐ si presume ‐ inferiore.

Per accelerare i tempi la prossima settimana se ne occuperanno gli uffici di presidenza di Camera e Senato, che oggi hanno invece all'ordine del giorno il via libera definitivo alla riforma dei vitalizi. Dal 1° gennaio anche per i parlamentari varrà infatti il sistema contributivo, che impatterà soprattutto sulle nuove leve. Ma il punto forte della riforma è il principio secondo cui la pensione non potrà venire percepita prima dei 60 anni di età, per chi sia stato parlamentare per più di una legislatura, e al compimento dei 65 anni per chi invece abbia versato i contributi per una sola legislatura. Nonostante i mal di pancia di molti deputati e senatori nessuno è più disposto a sfidare la rabbia dei cittadini, che non sono più disposti a sopportare sacrifici a senso unico. Lo hanno capito anche i vertici di Pdl e Pd. «Il taglio delle indennità avverrà subito, a gennaio, ed è importante non per il risparmio che garantisce ma per la cifra etica che esprime», conferma il segretario del Pdl Angelino Alfano. Lo stesso ripete Rosi Bindi. «La riduzione delle nostre competenze è doverosa, anche perché ‐ ha detto il presidente del Pd ‐ questa misura aiuta la ripresa del dialogo fra il Paese e la politica». Intanto al Senato ieri sera è passata la mozione presentata da Pd e Lega per ridurre il numero dei parlamentari.

Anche il Quirinale si muove. Dal Colle ieri è arrivato l'annuncio che si adeguerà alla riforma delle pensioni del governo ed estenderà, pro quota, a tutto il suo personale il sistema contributivo, già previsto per chi è stato assunto dopo il 2008. Ma la stretta c'è anche sulle retribuzioni dei dirigenti della Pa con l'imposizione nella manovra di un tetto massimo agli stipendi, rappresentato dal trattamento del primo presidente della Corte di Cassazione (attualmente circa 300mila euro). È previsto inoltre che i magistrati e i consiglieri di Stato chiamati ad altro ruolo o in aspettativa, non potranno più sommare gli emolumenti, ma riceveranno il 25% di quanto previsto per il nuovo incarico. Infine, alla «difficile situazione economica» dà una risposta anche la Commissione europea. Con l'avvio di interventi che tagliano posti e stipendi dei funzionari, ritardano l'età pensionabile, aumentano l'orario di lavoro e il contributo di solidarietà. Con risparmi per un miliardo entro il 2020.

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