Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2011 alle ore 08:36.
L'ultima modifica è del 22 dicembre 2011 alle ore 06:36.

My24

L'Europa ha imboccato in pieno la strada del deleveraging, della riduzione debiti. Si tratta di un duplice deleveraging, dai debiti pubblici e dalle elevate leve finanziarie delle banche.

Se a questo aggiungiamo anche il taglio dei debiti da parte del consumatore americano a cui, prima o poi, dovrà far seguito la riduzione del debito pubblico americano, avremo un mondo occidentale che, quasi nella sua interezza, si avvierà verso un triplice o quadruplice deleveraging. Troppo ma troppo debito, il modello del passato non è più riproponibile. La transizione verso un'economia con meno debiti difficilmente potrà avvenire in maniera lineare, o ordinata. Lo percepiamo già in questi giorni, con il Pil che si contrae in Italia e in altri paesi europei. I costi sociali e macroeconomici potrebbero essere altissimi. Ma anche qui su durata e costi non c'è nulla di ineluttabile, tutto dipende dalle scelte di politica economica.

I processi di deleveraging possono essere drammatici, come ha mostrato il ventennio perduto del Giappone. Un episodio ancora non molto compreso, che andrebbe approfondito. Ridurre i debiti significa utilizzare i propri risparmi per ripagarli che, quindi, non si direzionano verso gli investimenti; significa anche risparmiare di più, cosa che, invece, va a ridurre i consumi. Tutto questo deprime la domanda aggregata e la crescita. Quando a fare il deleveraging è il settore pubblico, l'austerità non può che avere effetti depressivi. Direttamente, con un taglio della spesa pubblica, o indirettamente, attraverso maggiori tasse. Quando sono le banche a farlo allora la riduzione della liquidità verso l'economia reale ha anch'essa effetti contrattivi sugli investimenti e i consumi, e costringe famiglie e imprese a loro volta a ridurre i proprio debiti.

Un deleveraging volontario o involontario può andare a vuoto se i costi del debito per chi tenta di ridurli si alzano, come è il caso adesso dei governi europei. Può andare anche a vuoto se non si ha sufficiente reddito corrente, che si traduce in essere disoccupato per gli individui e in essere in recessione per i governi. Infine, non è un processo che si svolge in singolare autonomia ma in un contesto di equilibrio generale. I debiti di una persona sono le attività finanziarie di un'altra. Per ridurre con successo i debiti in termini reali, si devono necessariamente anche ridurre le attività finanziarie in altre parti del sistema ma, per fare questo, chi è un creditore deve essere disposto a consumare di più. Se non accade, allora la riduzione dei debiti rischia addirittura di avvitarsi su sè stessa perché la contrazione economica inflaziona e rende più onerosi i debiti da rimborsare, con il rischio che le risorse reali da trasferire ai creditori diventano sempre di più insostenibili.

Shopping24

Dai nostri archivi