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Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2011 alle ore 17:59.

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Foto Alberto AlpozziFoto Alberto Alpozzi

HERAT- Giacinto Parrotta, 49 anni, calabrese, comandante del 3° Reggimento bersaglieri, dal 3 ottobre scorso è a capo del Prt (provincial reconstrution team) la struttura civile-militare cui è affidato lo sviluppo dei progetti di cooperazione delle province occidentali dell'Afghanistan.

Anche in questi giorni di festa la sua agenda passa dagli incontri quasi quotidiani con il governatore di Herat, Daoud Saba, a quelli con il governatore "ombra" Mullah Janan (Jallani) per concordare le esigenze della popolazione locale soprattutto nelle zone rurali: scuole, carceri, fognature. Lunghe ore a trattare sull'altezza dei muri che devono separare fin dalle elementari le classi dei maschi da quelle delle femmine, come assicurare celle ad hoc per le detenute dove non esistono e poi le infrastrutture di base, acqua fognature, trasporti. Dal 2005 ad oggi, nella provincia di Herat l'Italia ha realizzato con 30 milioni di euro stanziati dalla Difesa 65 scuole, 715 pozzi, 41 dispensari medici, 25 strade. Attualmente il Prt ha in corso 43 progetti. L'opera più importante riguarda il nuovo terminal passeggeri dell'aeroporto di Herat realizzato dal nostro Paese con maestranze locali, costo previsto 750mila euro, che dovrebbe essere operativo entro pochi mesi. Solo il primo passo verso la costruzione del nuovo scalo civile di Herat che vede coinvolto sempre il nostro Paese con un progetto presentato negli ultimi giorni dall'ex ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, al presidente afgano Amid Karzai, costo previsto 150 milioni di euro.

Ma quella di oggi è, per il colonnello Parrotta, un giorno molto particolare. Sale sul palco del teatro nel settore italiano di Camp Arena per un'occasione unica. Improvvisa un piccolo spettacolo di magia per i bambini figli dei lavoratori afgani della base. Un centinaio di ragazzini che sgranano gli occhi davanti alla scomparsa di soldi, corde, piccoli trucchi che incantano i bambini afgani. Entrando nel teatro avevano guardato quasi con meraviglia il presepe improvvisato nella piazza Italia e poi, alla fine, applaudono il coro natalizio della brigata Sassari avventandosi subito dopo sul buffet dei dolci e sui regali consegnati dai militari, primo fra tutti il generale Luciano Portolano, comandante della Sassari che guida attualmente il contingente di 4200 uomini in Afghanistan.

Governabilità, sviluppo, e sicurezza restano le tre priorità della coalizione così come del contingente italiano che ha la responsabilità sulle provincie di Herat, Farah, Ghor e Badghis .E' in queste zone che si è registrato il più alto numero di insorgenti che hanno abbandonato la lotta armata. Solo nell'ultima settimana 400 afgani hanno accettato il programma di "reintegrazione". Ma i problemi non mancano come spiega il sottocapo operativo del contingente Fortunato di Marzio a cominciare dallo stretto legame tra criminalità organizzata e taliban che crea grossi problemi soprattutto nel Gulistan dove si trova l'avamposto Ice del reggimento San Marco . Il nemico numero uno, non solo per l'intelligence italiana, sarebbe il governatore ombra del Gulistan, Mullah Sayed Mohammed. Ombre che non riescono tuttavia ad offuscare il quinto Natale nella base italiana ad Herat dove per il 26 è previsto l'arrivo del presidente del Senato Renato Schifani.

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