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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2011 alle ore 09:45.
L'ultima modifica è del 24 dicembre 2011 alle ore 08:10.

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"Amare la bontà": a costo di apparire ingenuo, vorrei vedere un passo avanti in questa direzione nel clima di minore litigiosità e di più avvertita corresponsabilità che si percepisce fra le forze in gioco, a cominciare da quelle politiche di maggior peso. Lo stile moderato, preferito alle contrapposizioni preconcette e gridate, il ragionare rigoroso e la fedele applicazione delle regole, mi sembra siano cresciuti fra i più, a dispetto di chiassosità strumentali che non fanno bene al Paese malato. Occorre proseguire sulla strada del rispetto reciproco e della cooperazione di tutti al bene comune: c'è da augurarsi che il populismo non sia apprezzato e non paghi. Amore al bene comune e dedizione nel servirlo attraverso la collaborazione più ampia possibile, non devono risultare utopia se vogliamo che l'Italia esca dalla crisi.

Qualche anno fa, una personalità di grande spessore spirituale e di profonda umanità quale Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, aveva suggerito ai protagonisti della vita pubblica di applicare alla dialettica politica il precetto evangelico “ama il prossimo tuo come te stesso”: «Si dovrebbe vivere la fraternità così bene da arrivare ad amare il partito degli altri come il proprio, sapendo che entrambi non sono nati per caso, ma come risposta a un'esigenza storica presente all'interno della comunità nazionale. Solo soddisfacendo a tutti gli interessi, solo armonizzandoli in un disegno comune, la politica raggiunge il proprio scopo». È tempo di credere che queste parole possano non essere utopia e che si debba cominciare a tradurle in realtà per il futuro di tutti.

«Camminare umilmente con il tuo Dio»: l'ultima indicazione del profeta Michea appare a Rosenzweig la più urgente. «Qui non si richiede nulla più della completa fiducia. Ma fiducia è una parola grande. È il seme da cui crescono fede, speranza e amore e il frutto che da essi matura. È la cosa più semplice di tutte e proprio per questo la più difficile. A ogni istante essa osa dire "è vero" alla verità. Camminare in semplicità con il tuo Dio: le parole stanno scritte sulla porta, sulla porta che dal misterioso-miracoloso splendore del santuario di Dio, dove nessun uomo può restare a vivere, conduce verso l'esterno. Ma su che cosa si aprono allora i battenti di questa porta? Non lo sai? Sulla vita». Sì: credere all'impossibile possibilità di Dio, sperare contro ogni speranza, ci apre alla vita, tutt'altro che disumanizzandoci o rendendoci meno liberi e felici.

Anzi, si tratta forse dell'atto più realizzante, il più audace che a un essere umano sia dato di compiere, quello di cui il nostro cuore inquieto ha bisogno più di ogni altra cosa. Grandi credenti aiutarono l'Europa, uscita dalla seconda guerra mondiale, a vivere la straordinaria avventura della rinascita: uomini come De Gasperi, Schuman e Adenauer non possono appartenere solo al passato. Ne abbiamo bisogno oggi. Augurare a tutti la gioia del Natale, nella speranza legata a quel Bambino venuto fra noi, significa anche augurarsi che nuovi protagonisti, ispirandosi alle parole di Michea, si affaccino nella storia comune per renderla meno lontana dal sogno di Dio. Nessuno si tiri indietro rispetto al dovere di fare la sua parte. Solo così potremo dire insieme e nella verità: Buon Natale, Italia!

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