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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2012 alle ore 22:51.

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PARIGI. Sono gli interessi di un Paese che ha svolto fino in fondo i suoi "compiti a casa" e si attende ora di vedere ricompensati i sacrifici fatti in termini di tassi di interesse più bassi e maggiore crescita quelli rappresentati ieri a Parigi dal premier italiano Mario Monti. L'Italia ha fatto la sua parte – ha spiegato Monti prima a colazione con il premier francese – Francois Fillon, poi in un convegno economico del ministro dell'Industria, Eric Besson, infine in un faccia a faccia con il presidente, Nicolas Sarkozy. Il nostro Paese - ha argomentato Monti - ha accettato sacrifici «senza pari» in Europa.

Gli italiani hanno accolto senza battere ciglio le decisioni necessarie per rimettere in carreggiata i conti pubblici. Alle misure già prese, altre ne seguiranno «nel giro dei prossimi due mesi». Con tutto questo «treno di misure» l'Italia viaggia verso un bilancio in pareggio nel 2013 e un avanzo primario del 5% rispetto al Pil. Ora però, ha spiegato Monti ai suoi interlocutori, gli italiani «si attendono che la situazione evolva positivamente in modo che possano averne anche dei benefici in termini di riduzione dei tassi di interesse» e di misure a favore della crescita.

Argomenti e linguaggio, quelli di Monti, accolti positivamente dal presidente francese alla vigilia del vertice franco-tedesco di lunedì prossimo a Berlino in vista dell'Eurogruppo del 23 e del Consiglio europeo del 30. In mezzo, il minivertice a Roma tra Monti, Merkel e Sarkozy. La cancelliera tedesca si incontrerà mercoledì anche con Monti e il tono dei ragionamenti sarà molto simile a quello usato da Sarkozy. Un pressing indispensabile su Berlino per chiudere il cerchio di un accordo che salvi l'Eurozona dagli attacchi della speculazione internazionale, eviti le divisioni tra Paesi del Nord e del Sud e sappia ritrovare la forza di crescere.

Nel frattempo tra Parigi e Roma si è di fatto consolidata un'alleanza per rendere più equilibrato il testo del "fiscal compact" relativo alla disciplina di bilancio nei Trattati (ieri si è svolta la seconda riunione tecnica a Bruxelles) e su margini di operatività più ampi per la Bce. Nulla di strano, dunque, se alla fine del faccia faccia Sarkozy e Monti sottolineino la fiducia e «l'identità di vedute» sulle misure per superare la crisi. «Francia e Italia – ha messo in chiaro Monti – e sono sicuro anche altri Stati membri vogliono lavorare mano nella mano per obiettivi estremamente concreti e vitali». Infatti per Monti «nella situazione attuale non è sufficiente che ogni Paese faccia bene i suoi compiti a casa, è necessario rafforzare la credibilità dell'insieme della zona euro; io sono fiducioso ma i mercati non sempre lo sono e la responsabilità di chi governa in Europa è di fare in modo che anche i mercati lo divengano».

L'obiettivo, ha spiegato poi al convegno "nuovo mondo", è che «sparisca dalla mente di chi decide le scelte di investimento, il fondo di investimento di Singapore piuttosto che quello di Dubai, che non seguono tutto il giorno le sottigliezze degli accordi europei, il rischio relativo alla permanenza dell'euro». Ed è questo, afferma Mario Monti, il timore principale che chiunque dovrebbe avere.

Per il premier l'Europa è di fronte a una sfida e «il destino è tutto nelle sue mani», proprio come un «alpinista» che si trova «su un crinale pericoloso» ma può ancora raggiungere la meta. Meta che passa anche attraverso un rafforzamento del fondo Salva-Stati. L'Italia e anche altri Paesi europei secondo Monti «si trovano ad avere tassi di interesse tuttora molto elevati: non è in discussione ciò che fa o non fa la Bce, il problema è che i governi hanno il dovere di mettere in opera meccanismi di intervento con sufficienti munizioni che possano essere usate in modo sufficientemente rapido e credibile».

Infine, prima di lasciare Parigi, il premier si è concesso qualche riflessione più specificatamente italiana in un'intervista esclusiva alla tv France 24. «La solidità del sistema bancario italiano è fuori discussione – ha detto Monti riferendosi alle difficoltà di Unicredit che si appresta ad aumentare il capitale in una difficile situazione dei mercati –. Quello italiano è un sistema fra i più solidi si è impegnato molto meno di altri in operazioni ardite negli anni precedenti». Poi un accenno alla anomala situazione politica venutasi a creare con il crollo del berlusconismo. «Il governo è sostenuto da tre blocchi – ha spiegato Monti ai telespettatori francesi –: il partito di Berlusconi, il Partito democratico e il Terzo polo», e ognuno trova «qualcosa che gli piace e qualcosa che non gli piace» nelle misure sottoposte al Parlamento. «Il compito consiste nel creare pacchetti bilanciati – è la conclusione –. Per esempio la riforma delle pensioni o del mercato del lavoro non sarà applaudita molto dalla sinistra, ma le liberalizzazioni non piacciono al centro-destra».

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