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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2012 alle ore 17:29.
La deadline è fissata per oggi, ma non è escluso che il verdetto possa arrivare domani mattina: è cominciato così stamane il conto alla rovescia per l'attesa decisione della Corte costituzionale sull'ammissibilità dei referendum abrogativi della legge elettorale. I quindici giudici di Piazza del Quirinale sono riuniti, dalle 9.30, in camera di consiglio per decidere dei quesiti sostenuti da 1,2 milioni di cittadini: tante sono infatti le firme raccolte da comitati referendari che chiedono l'abolizione dell'attuale legge.
I quesiti
Al centro dei referendum non c'è l'affidabilità dell'attuale sistema elettorale, il Porcellum - peraltro sconfessato anche dal suo ideatore, l'ex ministro Roberto Calderoli, che lo ha definito una "porcata" - ma solo l'ammissibilità dei due quesiti con cui i referendari hanno chiesto l'abrogazione del modello vigente. Il primo quesito chiede il superamento integrale del Porcellum (legge 270/2005). Il secondo quesito, invece, più articolato, punta a eliminare solo i cosiddetti "alinea", cioè le frasi con cui il sistema messo a punto da Calderoli ha abrogato le norme precedenti, cioè il Mattarellum (leggi il confronto tra i due sistemi).
La sentenza
La Consulta sarà chiamata a valutare innanzitutto se la richiesta referendaria è ammissibile o meno. Andranno quindi verificate le condizioni di chiarezza omogeneità o non contraddittorietà dei quesiti e anche la matrice unitaria della richiesta. Successivamente i giudici delle leggi dovranno verificare che l'abrogazione del Porcellum non crei un vuoto normativo e infine se «la normativa di risulta» sia immediatamente applicabile in modo da garantire l'operatività dell'organo (cioè nuove elezioni del Parlamento) pur in mancanza di una nuova legge elettorale.
Quando arriverà il verdetto
Il giudizio, come da prassi, avviene in camera di consiglio. Prima di iniziare, gli avvocati del comitato promotore tengono le loro conclusioni sostenendo l'ammissibilità dei referendum e ribadendo le memorie già presentate alla Corte. Dopo queste esposizioni, si allonteneranno dalla camera di consiglio e i 15 giudici decideranno con un "sì" o un "no" sull'ammissibilità della richiesta. Come detto, il verdetto potrebbe arrivare già oggi o slittare a domani mattina.
Le indiscrezioni sulla decisione
Nei giorni scorsi sono circolate delle voci sull'orientamento prevalente tra i giudici di Piazza del Quirinale. Secondo alcune indiscrezioni di stampa, infatti, la Consulta starebbe valutando di bocciare il referendum introducendo però nella decisione delle indicazioni al Parlamento sulla legge in vigore, il cosiddetto "Porcellum". La Corte Costituzionale ha però fermato l'ondata di voci, definendo «fantasiose illazioni» le ricostruzioni di stampa. Nonostante le smentite, però, il toto-Consulta impazza e, nelle ultime ore, sembra aver guadagnato terreno tra i giudici delle leggi il fronte di quelli che propendono per l'ammissibilità dei quesiti. Alcune fonti sostengono che ci sia «quasi una spaccatura a metà e lo scenario che si delinea è quello di una decisione che sarà presa di stretta misura».
I precedenti
La soluzione della bocciatura del referendum si inserirebbe nel solco della giurisprudenza consolidata della Corte costituzionale contraria ad ammettere quesiti abrogativi di una legge, come quella elettorale, di particolare rilievo, mentre la scelta di lasciare spazio al responso popolare sarebbe tutta da costruire e si baserebbe sull'orientamento di parte della dottrina e degli studiosi della materia.
Cosa potrebbe succedere
Se la Consulta decidesse di "derogare" rispetto alle decisioni del passato, prevarrebbe allora la linea dei sì e si darebbe il via alla consultazione popolare che, in condizioni normali, dovrebbe svolgersi questa primavera. Non è però da escludere che i partiti, messi alle corde dall'avvicinarsi del referendum, possano riuscire a trovare un accordo per sventare il ritorno ai collegi uninomali e a un sistema sgradito a buona parte delle forze politiche. Se, invece, dovesse prevalere la giurisprudenza consolidata della Corte, allora i quesiti saranno dichiarati inammissibili e i partiti, forse, tireranno un sospiro di sollievo visto che la bocciatura renderà meno urgente un'accelerazione in Parlamento del percorso di riassetto della legge elettorale. Secondo alcuni, però, potrebbe emergere un terzo scenario suggerito dal fatto che, già nel 2008, la Consulta segnalò al Parlamento alcune problematiche legate al Porcellum (le perplessità maggiori erano concentrate sul premio di maggioranza): i giudici delle leggi potrebbero cioè non ammettere i quesiti ma dichiarare incostituzionali alcuni aspetti dell'attuale sistema. Ancora poche ore e conosceremo il verdetto.
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