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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2012 alle ore 16:05.

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BERLINO - Che cosa spiega Il linguaggio del corpo dei leader durante la conferenza stampa alla bundescancelleria di Berlino? Che il professor Monti sembra avere ritrovato la tranquillità di chi ha messo i conti pubblici italiani in sicurezza e ora pensa alle riforme strutturali e alle liberalizzazioni con la chiarezza di idee di una vita di studio, da ex allievo di Tobin e dieci anni di commissario europeo alla concorrenza alle spalle. La Merkel, invece, è apparsa stranamente nervosa.

Nervosa perché l'allievo italiano di norma indisciplinato ha fatto, sorprendentemente e bene, i compiti a casa alla velocità della luce e ora, in cambio, chiede una politica di sviluppo europea e il rilancio del mercato unico. Un campo minato per la cancelliera, che ha a che fare con un elettorato ossessionato dalle tasse e dal fatto che I tedeschi rifutano di essere chiamati a rispondere e a pagare per gli errori altrui.

I partner liberali sono in allarme, minacciano sfracelli e la Merkel somatizza, costretta ad ammettere che se non ci fosse stata la solidarietà degli altri europei ai tempi dell'unificazione tedesca, costata lacrime e sangue, lei non sarebbe lì, adesso. Il professore annuisce e ricorda sorridendo la bontà dell'economia sociale di mercato alla tedesca che si basa su mercato, ma anche - si badi bene - su equità e solidarietà. La Merkel non può non convenirne e in cuor suo, molto probabilmente, pensa che ora non ha più alibi: tocca alla Germania fare finalmente qualcosa di europeo.

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