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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2012 alle ore 19:20.
L'ultima modifica è del 12 gennaio 2012 alle ore 09:28.

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Nicola Cosentino (Ansa)Nicola Cosentino (Ansa)

L'aula della Camera ha bocciato, con voto a scrutinio segreto chiesto dal Pdl, la richiesta di arresto nei confronti del deputato Nicola Cosentino con 309 no e 298 sì. La giunta per le Autorizzazioni aveva espresso parere favorevole con un voto di scarto. La proclamazione del risultato è stata salutata da espressioni di giubilo dai banchi del centrodestra. In serata, poi, il deputato campano ha annunciato dallo studio di "Porta a Porta" di essersi recato da Berlusconi «al quale ho consegnato le mie dimissioni irrevocabili da coordinatore campano del Pdl».

«Ringrazio il Parlamento per un dibattito proficuo e approfondito. Il Parlamento ha deciso in piena autonomia. Se i parlamentari avessero voluto seguire le indicazioni dei partiti il risultato sarebbe diverso», ha commentato Cosentino lasciando la Camera dopo il voto sul suo arresto. «Sono vittima di un trattamento ingiusto e di un'aggressione mediatica, politica e giudiziaria», ha aggiunto. Cosentino ha confermato l'intenzione di dimettersi da coordinatore del Pdl, ma che lo farà «dopo aver sentito i vertici del partito a livello locale e nazionale». Poco prima aveva affermato di volersi dimettere «indipendentemente dall'esito». Un altro cambio di rotta da quanto affermato invece in mattinata alla "Telefonata di Belpietro" su Canale 5, in cui aveva detto che non avrebbe lasciato il suo incarico. «Noi abbiamo lasciato all'onorevole Cosentino la possibilità di scegliere», ha detto poi Berlusconi. In ogni caso, ora per Cosentino «sarà un tribunale a stabilire la verità, non i pm. Se dovessi essere condannato anche solo in primo grado scomparirò dalla politica».

Per Silvio Berlusconi si è trattato di «una decisione giusta, in linea con la Costituzione, da Paese civile». Tensioni nella Lega e nel Pd, dove i sei deputati radicali sono stati decisivi per il no alla richiesta di arresto, mentre Antonio Di Pietro ha fatto un appello al presidente della Repubblica perché si vada presto alle elezioni.

Nella Lega si sfiora la rissa. E Paolini paragona il caso Cosentino a quello di Tortora
«Non c'è una sola ragione obiettiva per la quale Cosentino debba essere arrestato», ha detto Maurizio Paniz, deputato del Pdl, relatore di minoranza del caso, durante la sua dichiarazione di voto, chiedendo all'Aula della Camera di respingere la richiesta di custodia cautelare in carcere nei confronti del coordinatore campano del partito. Tensione alle stelle, invece, nella Lega Nord: nel corso della riunione del gruppo della Camera si è sfiorata la rissa tra due deputati, Luca Paolini e Gianpaolo Dozzo. Alla fine Umberto Bossi ha ribadito il sì all'arresto - dopo la frenata di ieri sera - pur concedendo libertà di coscienza a chi si sente "garantista". Paolini, poi, nel suo intervento in aula ha elencato dei casi di malagiustizia secondo lui analoghi alla vicenda Cosentino, da Enzo Tortora a Calogero Mannino, da Dominique Strauss-Kahn a Francesco Musotto.

Oggi Cosentino si era "difeso" a Canale5
«Berlusconi mi ha detto di stare sereno, io gli ho detto che sono sereno e tranquillo. Male non ne ho mai fatto, paura non ho». Nicola Cosentino, deputato Pdl, aveva spiegato a Maurizio Belpietro a Canale 5, poche ore prima che la Camera dei deputati si riunisse per esaminare la domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei suoi confronti. Ieri il leader della Lega Nord Umberto Bossi aveva dichiarato di lasciare libertà di coscienza per il voto sul caso Cosentino. «Sono sereno e tranquillo, consapevole di essere completamente estraneo ai fatti che mi vengono addebitati - ha detto - Non so se c'è uno spiraglio per evitare l'arresto, confido molto nella libertà di coscienza dei deputati che alla luce della lettura degli atti si renderanno conto delle forzature che sono contenute nell'inchiesta».

Le accuse di associazione camorristica a suo carico «sono tutte fantasie costruite da certa stampa. In un comune piccolo ci sono parentele tra tutti. Ma io non ho alcuna parentela diretta con nessuno. Sono sempre stato all'opposizione e non ho mai potuto favorire interessi criminali», ha detto Cosentino. «Contro di me è stata fatta una forzatura enorme - ha aggiunto - Sono accusato solo da una parte che non mi ha nemmeno voluto interrogare per molto tempo. Vorrei essere giudicato almeno in primo grado prima di andare in carcere». Inoltre, ha sottolineato, «uno dei pm che mi ha indagato oggi fa politica attiva perché è assessore alla Giunta di De Magistris».

Sul possibile futuro della sua carriera politica, Cosentino insiste: «Certamente non mi dimetterò da coordinatore campano del Pdl». Le dimissioni, ha osservato, verranno valutate solo in caso di voto positivo dell'Assemblea di Montecitorio alla domanda di custodia cautelare in carcere. «Certamente non mollo - aveva detto - non posso non registrare che siamo stati 20 anni all'opposizione in Campania, abbiamo combattuto un sistema politico e di potere e guardacaso quando l'abbiamo sconfitto vengo messo sotto colpa». Nel caso in cui la Camera dovesse dire sì all'arresto tuttavia «non potrei esercitare la funzione di coordinatore dal carcere quindi si pone il problema ma la battaglia politica va continuata in Campania».

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