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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2012 alle ore 08:10.

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Come sempre, Angela Merkel tiene i nervi saldi e non deflette dal suo obiettivo finale. Il giorno dopo il declassamento di 9 Paesi europei da parte dell'agenzia di rating Standard & Poor's, tra cui la perdita della tripla A da parte di Francia e Austria e il doppio taglio del voto dell'Italia, il cancelliere tedesco incassa il colpo e tiene lo sguardo fisso sulla meta: il patto fiscale concordato a dicembre va approvato entro fine gennaio mantenendo intatto il rigore originale e il meccanismo salva-Stati permanente, l'Esm, che sostituirà l'Efsf, va attivato «il più presto possibile».

Impensabile per il capo del Governo tedesco che l'azione di S&P's chiami la Germania a fare di più, in termini di garanzie all'Efsf o contributi all'Esm. E anzi la vede come una conferma della sua opinione, più volte ribadita, che la soluzione della crisi dell'Eurozona avrà i tempi lunghi di una maratona.

Il cancelliere si è poi schierata naturalmente a fianco della posizione espressa dalla Banca centrale europea nel negoziato in corso a Bruxelles sul fiscal compact, come riferito ieri dal Sole-24 Ore, contro ogni possibile annacquamento delle regole per la disciplina di bilancio. Alcune proposte di modifica della bozza originale avrebbero questo effetto, secondo una lettera ai negoziatori europei del nuovo consigliere della Bce (ed ex sottosegretario alle Finanze tedesco), Joerg Asmussen, che rappresenta l'istituto di Francoforte nella trattativa in corso a Bruxelles.

La signora Merkel ha in parte minimizzato l'annuncio di venerdì sera da parte di Standard & Poor's. Ha ricordato, ieri mattina in una conferenza stampa dopo un incontro di partito a Kiel, che si tratta di una sola agenzia su tre e che la sua decisione era attesa. E ha sostenuto che i declassamenti non sono "un siluro" agli sforzi di sostenere i Paesi dell'area euro in difficoltà, anche se dovessero comportare un downgrading dell'Efsf (la Germania resta ora l'unico grande Paese a tripla A a sostenere il fondo). «Non sono mai stata dell'idea - ha detto il cancelliere - che l'Efsf dovesse per forza avere la tripla A». La signora Merkel ha comunque sollecitato l'attivazione rapida dell'Esm (che è stata anticipata di un anno a metà 2012).

L'Esm, il cui capitale viene versato dai Paesi membri, è meno dipendente dell'Efsf, che deve finanziarsi sul mercato, dal rating. La decisione di S&P's non comporta comunque, secondo il cancelliere, un aumento del contributo tedesco: punto particolarmente delicato, in quanto ogni modifica a quanto già approvato sarebbe sottoposta a un incerto passaggio parlamentare, in una fase in cui la maggioranza della signora Merkel, a causa dei travagli dell'alleato liberaldemocratico proprio sulle questioni europee, è tutt'altro che solida.

Il punto su cui la Germania non deflette e si schiera in un asse di ferro con la Bce è quello della severità delle regole fiscali che il vertice europeo di fine gennaio deve approvare. «Le revisioni proposte - ha sostenuto Asmussen - vanno a mio avviso chiaramente contro lo spirito degli accordi di dicembre per un fiscal compact ambizioso». Non a caso, ambizioso è la stessa parola usata ieri dal portavoce della signora Merkel, Stefen Seibert, per definire il risultato che deve uscire dal prossimo vertice europeo in materia di regole di bilancio.

Si tratta della prima occasione in cui emerge chiaramente come la scelta da parte del presidente della Bce, Mario Draghi, di Asmussen per l'incarico ai rapporti internazionali, in precedenza ricoperto da Lorenzo Bini Smaghi, lungi dall'essere uno sgarbo alla Germania (come avevano interpretato alcuni commentatori, secondo cui la preferenza tedesca andava all'incarico di capo economista per succedere a Otmar Issing e Juergen Stark) consente invece a Berlino di occupare un ruolo chiave nella trattativa europea. Asmussen si è dichiarato contrario in particolare ad allentare gli obiettivi di bilancio (un tetto al deficit dello 0,5%) in periodi di severo rallentamento dell'economia. Questo rappresenterebbe a sua parere una "via di fuga" che porterebbe a un facile aggiramento delle regole.

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