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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2012 alle ore 13:21.

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Fascino, spettacolo e soldi: torna il Sei NazioniFascino, spettacolo e soldi: torna il Sei Nazioni

Da un lato c'è l'aspetto del gioco, dello spettacolo, dell'attesa per un torneo che tecnicamente può avere un temibile rivale nel Championship dell'emisfero Sud, ma dal punto di vista del fascino e della tradizione è imbattibile.

Dall'altro c'è una fabbrica di soldi, che arrivano direttamente dal Sei Nazioni (diritti tv e sponsor, biglietti, con l'Italia pronta a incassare quasi 4 milioni di euro per gli incontri all'Olimpico con Inghilterra e Scozia) e da una sorta di "indotto": il ragionamento è stato fatto più volte, ma è sempre utile ricordare che la Nazionale di rugby è diventata un prodotto interessante, e ha attirato quattrini in quantità, da quando si è cimentata anno dopo anno, nei mesi di febbraio e marzo, con queste squadre un tempo inavvicinabili. E il termine è usato proprio in senso letterale, perché con loro non si riusciva nemmeno a perdere: non ci si giocava, punto.

Il consuntivo azzurro delle prime 12 partecipazioni non è esaltante: su 60 partite otto vittorie, un pareggio e 51 volte a ragionare sui perché di una sconfitta a volte "accettabile" e a volte deprimente. Certo, le gioie rare possono essere quelle più intense: la vittoria dell'anno scorso sulla Francia rimane uno dei picchi più alti. Ma adesso inizia un nuovo ciclo, con un ct, Jacques Brunel, disposto a credere che il tesoro italiano non sia così "ristretto". Da lui non si possono pretendere prodigi immediati, piuttosto una serie di passi piccoli ma costanti, sempre nella direzione giusta. E già questa è un'impresa non da poco, così come l'esordio di domani in casa della Francia vicecampione del mondo e favorita dai bookmaker per l'edizione 2012 del torneo.

Noi, nelle previsioni di queste agenzie, siamo sempre lontanissimi dalle possibilità di affermazione, e d'altronde è giusto così. Per il resto, tanto equilibrio, almeno in partenza: persino la Scozia parte con credenziali migliori del solito. E se il Galles ha fatto vedere forse il gioco più valido di tutte le 20 partecipanti ai recenti Mondiali, l'Irlanda (che, fra i diversi anzianotti della cosiddetta "O' generation, rinuncia al solo O' Driscoll, infortunato) si fa forte con i risultati delle sue selezioni in Heineken Cup e nel Pro12. Poi c'è l'Inghilterra, uscita male dai Mondiali anche dal punto di vista dell'immagine, con un ct ad interim - Stuart Lancaster ("Stuart chi?", si è chiesto velenosamente qualcuno) - in attesa che la scelta definitiva sia fatta anche con l'aiuto di una società di cacciatori di teste, con moltissimi giocatori nuovi. Pochi la vedono vincente, ma considerare gli inglesi battuti in partenza può essere un errore che si paga, eccome.

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