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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2012 alle ore 08:11.

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Sale il costo del salvataggio della Grecia da 130 a 145 miliardi di euro in attesa del cruciale voto previsto oggi a mezzanotte del Parlamento greco sul varo delle misure supplementari di austerità in cambio del quale ci sarà il via libera della Ue-Fmi al secondo piano di aiuti per evitare il default del Paese. Un passo difficile ma secondo il premier Lucas Papademos, apparso in tv a reti unificate, «i costi sociali non si possono paragonare con il disastro che genererebbe una loro bocciatura. Siamo giunti al punto zero. Il default significherebbe l'uscita dall'euro».

Secondo fonti vicine al ministro delle Finanze e vice premier, Evangelos Venizelos, la troika composta da Ue, Bce e Fmi avrebbe proposto alla Grecia 15 miliardi di euro supplementari che andranno ad aggiungersi alla seconda tranche di aiuti per 130 miliardi decisi al Consiglio Ue del 26 ottobre a Bruxelles e ai 100 miliardi di perdite a carico dei grandi investitori privati, rappresentati dall'Institute for international finance (Iif) presieduto da Charles Dallara, per lo swap sui bond ellenici con haircut del 50% del valore nominale.

Il ministro Venizelos, che negozia con la troika che sta stringendo sulle riforme ad Atene, lo ha detto ai deputati del suo partito, il Pasok, il maggiore della coalizione, nel tentativo di convincere i recalcitranti deputati a votare il piano di austerità da 3,3 miliardi, dopo che il partito di estrema destra Laos si è sfilato venerdì dal Governo per protesta contro i tagli. «È una questione di disciplina di partito - ha rincarato la dose anche Antonis Samaras, leader del partito conservatore Neo Dimokratia - chi si oppone ai tagli non sarà candidato alle prossime elezioni».

I 15 miliardi di euro in più per salvare la Grecia, citati da Venizelos, sono i fondi supplementari necessari per tenere a galla le banche greche, che devono far fronte a perdite per 17 miliardi di euro per il piano di svalutazione del debito in seguito al Psi (Private sector involvement), e che dovranno raggiungere un core Tier 1 del 9% entro il terzo trimestre di quest'anno e del 10% entro il secondo trimestre del 2013. Il target precedente era del 10% entro l'agosto di quest'anno. Inoltre, spiega il documento di 19 pagine approvato in Consiglio dei ministri l'altro ieri ad Atene e concordato con la troika, le banche che si trovassero ad avere bisogno di capitale potranno chiedere un aiuto allo Stato per ricapitalizzare, in cambio dovranno emettere azioni ordinarie ma «senza diritti di voto» o bond convertibili, in modo da evitare il controllo pubblico delle banche.

Il documento governativo getta anche nuova luce sulla necessità, che era stata già discussa a luglio, di fornire 35 miliardi di euro (questi già compresi nei 130 miliardi originari) in prestito alla Grecia dal fondo temporaneo Efsf, per finanziare il possibile buyback di bond greci dati come collaterali alle banche centrali europee ma che dopo lo swap e la ristrutturazione ordinata del debito di Atene (con conseguente default selettivo) non sarebbero più utilizzabili come collaterali a causa del loro valore troppo basso.

Il piano approvato ieri sera dal Governo Papademos tra le defezioni dei rappresentanti del Laos e di due vice ministri del Pasok, e che verrà votato oggi dal Parlamento, prevede altre riforme radicali in vari settori, tra cui un taglio di 1,1 miliardi dei costi dei farmaci (Atene ha la spesa maggiore in Europa pro capite), l'abolizione delle regole restrittive sulle guide turistiche, l'apertura del mercato energetico agli investimenti stranieri. Inoltre il nuovo programma prevede che Atene registri quest'anno un lieve deficit di bilancio e un surplus primario di 3,6 miliardi di euro nel 2013. In un primo tempo era invece previsto il raggiungimento del surplus primario quest'anno.

Infine dopo che i militanti del Partito comunista greco (Kke) avevano issato in mattinata due grandi striscioni sull'Acropoli di Atene, con la scritta, in greco e in inglese «Abbasso la dittatura dei monopoli dell'Ue», sono continuate le proteste nel secondo giorno di sciopero generale davanti al parlamento con scontri tra manifestanti e polizia.

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