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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2012 alle ore 19:33.
L'ultima modifica è del 15 febbraio 2012 alle ore 13:53.

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Non è neanche chiaro se il rapporto debito/Pil della Grecia, che attualmente è di circa il 160% verrà tagliato al 120% entro il 2020 per effetto dell'accordo siglato da Atene con la "troika" Ue/Fmi/Bce.

«Ci sono proposte per rinviare il pacchetto greco o per suddividerlo, in modo da evitare un default immediato senza sborsarlo interamente», ha detto a Reuters una fonte coinvolta nei preparativi della conference call dei ministri delle Finanze della zona euro in agenda nel tardo pomeriggio. «Discuteranno le varie opzioni», ha spiegato,aggiungendo: «C'è pressione da parte di diversi Paesi per rinviare finchè non ci sarà un impegno concreto da parte della Grecia, che potrebbe non arrivare fino a quando non si saranno svolte le elezioni».

Pressioni per un'uscita della Grecia dall'Eurozona
Tra questi Paesi Germania, Olanda e Finlandia che secondo il Financial Times starebbero addirittura premendo per un'uscita di Atene dall'Eurozona. O per rinviare il piano di aiuti, possibilmente anche dopo le elezioni, ma solo se saranno rispettati i paletti.

Tra questi la Germania sarebbe il Paese più categorico. Non a caso il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha escluso una partecipazione delle banche nazionali dell'Eurozona, e dunque della Bce, a un taglio del debito contratto dalla Grecia (haircut). Le banche in questione non possono «regalare i capitali che gli sono stati affidati in gestione», ha detto Weidmann in un'intervista al quotidiano economico Handelsblatt: «Non ci è permesso rinunciare ai crediti che vantiamo nei confronti di uno Stato», ha chiosato il banchiere tedesco.

C'è però anche chi è più ottimista. «Noi vogliamo che la Grecia resti nell'euro. Le conseguenze sociali sarebbero devastanti - ha ribadito Amadeu Altafaj, portavoce del commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn - e, in termini di instabilitá economica dell'eurozona, sarebbero importanti».

«Noi speriamo che le condizioni siano soddisfatte entro lunedì per prendere decisioni che sono urgenti». Vi sono «parecchi passaggi» tecnici ancora da fare prima di mettere in sicurezza la Grecia, perché l'accordo con i creditori privati richiede tempo per essere applicato «e il tempo sta scadendo».

Le autorità greche gettano acqua sul fuoco: condizioni soddisfatte
Nel frattempo le autorità greche provano a gettare acqua sul fuoco. «Diversi Paesi dell'Eurozona non ci vogliono». Sono le parole del ministro delle finanze greco Evangelos Venizelos sull'attuale situazione di Atene. «Dobbiamo dire la verità al popolo greco, ci sono molti che non ci vogliono - ha detto Venizelos - E dobbiamo convincerli» che la Grecia può «riuscire a restare nell'euro per le generazioni future, per i nostri figli». Il Paese è sul filo del rasoio ma le condizioni poste dalla zona euro alla Grecia saranno soddisfatteentro la teleconferenza dei ministri delle finanze della zona euro in programma nel tardo pomeriggio», ha ribadito Venizelos.

Presidente greco rinuncia allo stipendio
È di oggi il presidente greco, Karolos Papoulias, ha rinunciato al suo stipendio di fronte alla grave situazione economica in cui si trova il suo Paese.

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