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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2012 alle ore 19:52.
Quel po' di rassegnazione che circola tra gli operatori non è inusuale. Un salvataggio greco c'è già stato e un altro è in procinto (forse) di passare. Sono serviti? Hanno rimesso le cose a posto? Pare proprio di no, in una sequela infinita che sembra non vedere fine. Come una gigantesca idrovora che succhia acqua da tutte le parti salvo poi perderla per strada.
Il triennio di dura recessione di Atene dice che quel rapporto di debito/Pil è condannato con ogni probabilità a crescere anche nei prossimi anni, rendendo vano ogni sforzo. Ma non c'è solo la mole di aiuti vanificati messi in campo. C'è una droga più sottile e quasi invisibile che ha tenuto (si fa per dire) in piedi il sistema. Quella droga è la liquidità messa in campo dalla Banca centrale greca in tutti questi anni. Uno studio di Ubs ha quantificato gli sforzi dell'ultimo baluardo istituzionale di Atene. Ebbene basta scorrere i numeri per avere il senso della gravità (e inutilità) degli sforzi.
Prestatore di ultima istanza
Il bilancio della Banca centrale greca è passato dai 35 miliardi di euro del gennaio 2008 ai 165 miliardi di euro di oggi con un incremento di 130 miliardi cioè il 366% in soli quattro anni. Oggi il bilancio della Banca centrale ellenica vale da solo quasi il 70% del Pil greco. Un'enormità. A cosa si deve tanto gigantismo? Semplice quei soldi sono serviti a tenere letteralmente in piedi le banche elleniche. Senza quel prestatore di ultima istanza in cui si è trasformata la banca centrale del Paese, il settore del credito ellenico sarebbe imploso da molto tempo. Farà sorridere ma mentre molti osservatori chiedono alla Bce di trasformarsi nella Fed americana, c'è un pezzo dell'Eurosistema che di fatto fa la Fed da molto tempo.
Quei 130 miliardi sono finiti a rimpinguare i conti delle banche greche: solo sulla più grande, la National Bank of Greece, l'aiuto dell'istituto centrale vale il 25% del suo bilancio; su Eurobank e Alpha Bank siamo sopra il 33%. Soldi necessari come l'aria, dato che nel frattempo i depositi sono fuggiti: dall'ultimo trimestre del 2009 come documenta Credit Suisse le prime 4 banche della penisola hanno perso mediamente il 25% dei fondi dei propri correntisti. In cifre sono 55 miliardi che mancano dai bilanci. Se a questo si associano i 40 miliardi di bond del Tesoro greco in pancia agli isituti di credito e che dovranno prima o poi venire svalutati, ben si capisce che senza la droga della banca centrale locale, il sistema del credito non esisterebbe più. Ma anche la banca centrale ha sempre più gambe gracili per tenersi in piedi.
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