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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2012 alle ore 15:34.

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La Corte di appello di Potenza, accogliendo il ricorso della Fiom, ha ordinato alla Fiat di reintegrare nello stabilimento di Melfi (Potenza) i tre operai (due dei quali delegati proprio della Fiom) licenziati nell'estate del 2010 con l'accusa di aver bloccato un carrello durante uno sciopero interno. Un mese dopo il licenziamento dei tre operai, il giudice del lavoro giudicò antisindacale il comportamento dell'azienda e ordinò il loro reintegro. Il 14 luglio 2011, però, la sentenza fu ribaltata: un altro giudice accolse il ricorso della Fiat e i tre operai - Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - furono nuovamente mandati a casa. Oggi, subito dopo la sentenza, il legale della Fiom, Franco Focareta, ha detto che il verdetto «conferma l'antisindacalità del comportamento della Fiat».

«Vogliamo solo tornare a lavorare». Così i tre operai hanno accolto la decisione della Corte d'Appello di Potenza che obbliga l'azienda al reintegro. Barozzino, Lamorte e Pignatelli hanno assistito alla lettura della sentenza e subito dopo si sono commossi: fuori dall'aula, sono stati accolti da un applauso dei loro colleghi. «Vogliamo solo tornare a lavorare», hanno detto i tre, fra una telefonata e l'altra a parenti e amici. «Si è ripristinata la giustizia nei luoghi di lavoro», è stato il lapidario commento del segretario regionale della Basilicata della Fiom-Cgil, Emanuele De Nicola.

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