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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2012 alle ore 18:51.

I due fanti di Marina del reggimento San Marco detenuti in India perché sospettati di avere ucciso due pescatori spopolano sulla rete. Basta digitare su Google "marò India" per trovare ben 436 milioni di pagine tra siti di giornali, webzine, blog e forum che trattano la notizia. Chi volesse utilizzare internet per farsi un'idea della posizione ufficiale dell'Italia in questa delicata vicenda è però destinato a restare deluso dai siti istituzionali sui quali dei due militari quasi non si trova traccia, come se il capo Massimiliano Latorre e il sergente Salvatore Girone non fossero militari italiani.
Il sito Internet del governo non dedica una sola riga ai due marò. Nella home page si possono trovare i comunicati circa gli ultimi incontri del premier Mario Monti e l'ultimo Consiglio dei ministri, così come un bilancio dei primi cento giorni del governo tecnico. C'è spazio persino per un rapporto sulla crescente dedizione dei giovani alle bevande alcooliche ma non per la crisi diplomatica e giudiziaria con l'India.
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Un tema che, per competenza, dovrebbe venire trattato dettagliatamente sul sito della Farnesina dove però l'argomento non trova spazio sulla home page, a differenza del vertice di Tunisi sulla crisi in Siria, della Conferenza di Londra sulla Somalia, di un convegno sul ruolo dell'Italia nella riscoperta della cultura afghana e di un altro sull'attualità del metodo pedagogico Montessori. Per trovare un riferimento alla prigionia dei due militari in India occorre cercare nei comunicati stampa il più recente dei quali risale però al 21 febbraio: poche righe per annunciare l'invio a Nuova Delhi del sottosegretario Staffan De Mistura.
Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha detto che "è fondamentale la consegna della riservatezza e non entrare in dettagli che possono generare da un lato aspettative positive o negative e dall'altro strumentalizzazioni di qualsiasi genere dal punto di vista politico". In questo modo però si rinuncia ai vantaggi offerti dalla rete circa la possibilità di fornire notizie in tempo reale, aggiornate e tempestive e catalizzare l'attenzione del pubblico italiano e internazionale sulla posizione italiana circa gli avvenimenti.
Poiché Latorre e Girone sono due militari in missione sarebbe lecito ritenere che la loro vicenda venga trattata ampiamente sul sito del Ministero della Difesa ma anche in questo caso ogni ricerca è vana. Nella sezione "notizie" viene dato ampio risalto all'intervento dei militari in Afghanistan per salvare alcuni poliziotti della provincia di Ghor rimasti isolati per le abbondanti nevicate, effettuato peraltro con elicotteri statunitensi. Ampio spazio anche all'inaugurazione dell'anno accademico alla scuola ufficiali carabinieri di Roma, alla conclusione dell'ennesima spedizione scientifica in Antartide e persino alla costruzione da parte del contingente italiano di una biblioteca in una scuola elementare di un villaggio libanese. Dei due marò, quasi fossero "figli di nessuno", non si trova traccia neppure tra i comunicati stampa del ministro e del capo di stato maggiore.
In controtendenza rispetto a un profilo istituzionale a dir poco imbarazzante (e che non è certo passato inosservato tra i quasi 300 mila militari italiani, carabinieri inclusi) si distingue il sito internet della Marina Militare che sulla home page pubblica in italiano e in inglese un comunicato dal titolo inequivocabile: "La Marina Militare a fianco dei suoi fucilieri e delle loro famiglie" Nei giorni scorsi il sito della Marina aveva pubblicato, unico tra i siti istituzionali, una ricostruzione dei fatti del 15 febbraio sulla petroliera Enrica Lexie dal titolo "I fucilieri del reggimento San Marco non hanno sparato sul peschereccio"
La marcata differenza tra la Marina e le altre istituzioni dello Stato nella gestione della vicenda dei due marò emerge prepotentemente anche per incisività della comunicazione. Basti pensare che l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, che tra pochi giorni avvicenderà l'ammiraglio Bruno Branciforte al vertice della Marina, ha detto senza mezzi termini che i due fucilieri vengono "tenuti quasi in ostaggio in India" aggiungendo che "non si può' accettare il giudizio di un Paese terzo e che si celebri il processo in un ambiente condizionato da pressione politica e mediatica".
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