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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2012 alle ore 08:20.

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Il blitz condotto dalle forze speciali britanniche e dalla polizia nigeriana a Sokoto, che ha visto la morte degli ostaggi Francesco Lamolinara e Chris McManus, desta stupore e amarezza in Italia anche tra gli "addetti ai lavori". Un'irritazione determinata non solo dal fatto che Roma è stata informata da Londra solo a cose fatte ma anche dall'emergere di versioni del blitz diverse da quella fornita dal premier David Cameron a Mario Monti.

Fonti della sicurezza nigeriana, citate dal britannico Daily Telegraph, riferiscono infatti che i due ostaggi non sono stati freddati dai sequestratori del gruppo terrorista islamico Boko Haram ma sarebbero stati colpiti dal fuoco incrociato tra le forze nigeriane affiancate da una ventina di incursori dello Special Boat Service britannico e i miliziani. Un testimone ha riferito alla Reuters che le forze di sicurezza nigeriane "hanno tentato di farsi strada nel compound ma hanno incontrato una forte resistenza". Mahmoud Abubakar, che risiede nella stessa strada dove è stato effettuato il blitz ricorda che "le persone all'interno della casa hanno iniziato a sparare e i militari hanno risposto al fuoco".

Un dettaglio rilevante che dimostrerebbe la scarsa professionalità con la quale è stato condotto il blitz. In questi casi infatti il successo è raggiungibile solo se i vengono eliminati tutti contemporaneamente dai tiratori scelti o ser le forze speciali riescono a non farsi rilevare fino all'irruzione nell'edificio. I reparti britannici (Special Air Service e SBS) non hanno rivali nel mondo in questo tipo dio operazioni ed è quindi probabile che il fallimento de blitz sia dovuto alla scarsa professionalità dei reparti nigeriani il cui ruolo nell'operazione potrebbe essere stato imposto da Lagos per ragioni di opportunità politica e di immagine. I media locali nigeriani avevano infatti annunciato prima del blitz che una casa nel sobborgo di Mabera era stata circondata perché si sospettava ospitasse militanti armati ed era sotto sorveglianza già da due giorni. Una grave fuga di notizie che ha messo in allarme i sequestratori che hanno avuto tutto il tempo per prepararsi a combattere.

Testimonianze locali raccolte dalla France Presse parlano di uno scontro a fuoco durato ben sette ore. Il Telegraph riferisce che le forze speciali della Royal Navy hanno ucciso almeno due dei sequestratori mentre una fonte dell'intelligence britannica ha detto al Guardian che il raid, ritenuto molto rischioso, era stato pianificato con largo anticipo ma è scattato quando le intercettazioni telefoniche dei sequestratori hanno evidenziato che i due ostaggi erano in imminente pericolo di morte. Un aspetto che ha costretto britannici e nigeriani a far scattare il blitz in condizioni sfavorevoli e in pieno giorno ma che non spiega però perché le autorità italiane non siano state informate e coinvolte nell'operazione. Anche perché i commando britannici si trovavano in Nigeria già da due settimane, come scrive ancora il Telegraph, e quindi c'era tutto il tempo per informare Roma che si preparava un blitz per il quale a Londra si è riunito il Cobra, il comitato per le emergenze presieduto dal primo ministro David Cameron. Il comandante delle Forze Speciale era in costante contatto con il comando dello Sbs e le agenzie di intelligence incluso l'MI6. Il centro di ascolto e intercettazione delle comunicazioni di governo a Cheltenham ha localizzato gli ostaggi trasferendo le informando alle forze nigeriane.

Una struttura di comando e controllo poderosa che avrebbe potuto includere senza difficoltà i servizi segreti italiani (Aise), il comando operativo interforze e quello delle forze speciali di Centocelle (Roma). Anche nell'impossibilità di cooperare con i britannici nell'esecuzione dell'operazione sarebbe stata comunque fattibile una condivisione delle informazioni la cui assenza rappresenta uno schiaffo senza precedenti all'Italia affibbiato in un momento di grave difficoltà e imbarazzo di Roma per la prigionia dei fucilieri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in India. Del resto le forze speciali della Marina di Sua Maestà avevano già collaborato in più occasioni con gli italiani. Tra i casi più noti il tentativo di liberare due agenti italiani del Sismi catturati dai talebani in Afghanistan . L'operazione era congiunta ma il blitz contro i talebani lo effettuarono i britannici il 24 settembre 2007 nella provincia di Farah. Uno dei due ostaggi italiani, Lorenzo D'Auria, venne ferito e morì il 4 ottobre all'ospedale militare romano del Celio. Ha invece successo , l'11 ottobre scorso, l'intervento dei corpi d'élite britannici sulla nave italiana Montecristo, occupata dai pirati somali che però non riuscirono a prendere in ostaggio l'equipaggio, barricatosi nella "cittadella" della nave. L'azione delle forze britanniche venne concordata tra i ministri della Difesa Ignazio La Russa e Liam Fox e i pirati catturati sono ora sotto processo in Italia.

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