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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2012 alle ore 17:10.

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Gli inquirenti della Procura di Roma intendono acquisire il video dell'intervista rilasciata dal senatore Luigi Lusi nel corso dell'ultima puntata di "Servizio Pubblico". Un conferma dei contenuti esplosivi delle parole usate dall'ex tesoriere della Margherita: «Ho mantenuto la cassa perché me l'hanno fatta mantenere, io eseguivo ciò che mi veniva detto ed evidentemente per loro ero affidabile», ha sottolineato infatti Lusi al conduttore Michele Santoro. In un altro passaggio, Lusi ammonisce: «Questa partita è molto più grande, questa partita fa saltare il centrosinistra». E si chiede provocatoriamente: «Perché i revisori dei conti e il comitato di tesoreria hanno sempre fatto relazioni positive sui miei bilanci? È evidente che andavano bene altre cose, no?».

Denuncia per diffamazione allo studio
A poche ore dalla messa in onda dell'esplosiva intervista con cui Lusi ha posto il problema delle responsabilità interne al centrosinistra nella gestione dei fondi elettorali, i legali dei vertici della Margherita passano al contrattacco. «I dirigenti Francesco Rutelli, Enzo Bianco e Giampiero Bocci - spiega l'avvocato Titta Madia - «mi hanno incaricato di studiare la possibilità di denunciare il senatore Luigi Lusi per le dichiarazioni grossolanamente diffamatorie fatte ieri nel corso del programma televisivo di Santoro». Con il collega Alessandro Diddi, conclude «stiamo valutando se sussistano gli estremi del reato di diffamazione in relazione alla genericità delle allusioni di Lusi, calunniose, ma non rivolte specificamente ad alcun soggetto identificabile».

Il giorno dopo il sequestro preventivo dei beni dell'ex tesoriere, disposto con carattere d'urgenza dalla procura di Roma e affidato agli uomini della Guardia di Finanza, la difesa del senatore ha invece annunciato la presentazione a breve di un ricorso al tribunale del riesame. Per l'avvocato Luca Petrucci, difensore di Lusi, «Siamo a mio avviso in presenza di una forzatura». Il sequestro dei sei immobili e dei due milioni di euro nella disponibilità del senatore, ha sottolineato Petrucci, «è stato eseguito per ragioni di presunta urgenza, che a mio parere non ricorreva, secondo quello che impone il codice».

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