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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2012 alle ore 14:31.

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Il presidente della Corte dei Conti Luigi GiampaolinoIl presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino

Il peso delle tasse punta a superare il 45% «un livello che ha pochi confronti nel mondo». A lanciare l'allarme è il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino, in un'audizione alla Camera. Secondo Giampaolino «il nostro sistema è disegnato in modo da far gravare un carico sui contribuenti fedeli eccessivo». Sotto la lente ci sarebbe dunque una strategia, quella di puntare sull'aumento del prelievo fiscale piuttosto che dare la priorità al taglio della spesa, che ha prodotto conseguenze impreviste.

Il peso delle ultime manovre
Le manovre di aggiustamento 2011, infatti, «sulla spinte dell'emergenza» - è la tesi del presidente dei magistrati contabili - hanno operato «soprattutto sul lato dell'aumento della pressione fiscale piuttosto che, come sarebbe stato desiderabile, dal lato della riduzione della spesa». Giampaolino ha delineato un percorso che potrebbe condurre ad abbattere il rapporto tra debito e Pil. Con una crescita dell'1% e il bilancio in pareggio in vent'anni, ha infatti ricordato il presidente della Corte dei conti, il debito pubblico scenderà al 65% del Pil, raggiungendo sostanzialmente gli obiettivi europei.

Pressione "reale", record italiano
A rincarare la dose, le parole di Giampaolino inducono l'Associazione Artigiani Piccole Imprese di Mestre (Cgia) a puntare il dito contro la pressione fiscale reale, ovvero quella che effettivamente si riflette sui cittadini. Se in autunno verrà confermato l'ulteriore aumento dell'Iva al 23%, spiega l'associazione, «la pressione fiscale effettiva dovrebbe toccare il 54,5%. Un record che, purtroppo, non ha eguali al mondo». Per il segretario Cgia, Giuseppe Bortolussi, «una cosa è la pressione fiscale ufficiale e un'altra cosa è quella reale».La prima è data dal rapporto tra le entrate fiscali/contributive ed il Pil prodotto in un anno. Se però si storna dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico che non produce gettito per l'Erario, «il Pil - sottolinea la Cgia - diminuisce (quindi si »contrae« il denominatore) e, pertanto, aumenta il risultato che emerge dal rapporto. Quindi, la pressione fiscale "reale" che grava su coloro che pagano correttamente le tasse è molto superiore a quella ufficiale che viene calcolata dall'Istat».

Aumento del 2,5% in un anno
Se nel 2011 la pressione fiscale «reale» che pesa sui contribuenti italiani ha sfiorato una ipotesi massima del 52%, con gli effetti delle manovre estive di Berlusconi e gli interventi del Governo Monti, il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 farà impennare il carico fiscale sui contribuenti onesti sino a una ipotesi massima del 54,5 per cento.

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