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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2012 alle ore 10:58.

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L'incontro tra Governo e sindacati sulla riforma del mercato del lavoro è terminato. La trattativa riprenderà nel pomeriggio, quando il premier Monti cercherà di ottenere l'appoggio dei suoi interlocutori. Vediamo quali sono, in estrema sintesi, i principali temi sul tavolo, e le diverse posizioni:

Flessibilità in uscita e articolo 18
La proposta del ministro Elsa Fornero prevede il mantenimento dell'articolo 18 per quanto riguarda i licenziamenti discriminatori, l'indennizzo per quelli economici e la scelta del giudice tra indennizzo e reintegro nel caso di licenziamenti disciplinari. La soluzione è in linea con il modello tedesco. La distanza tra le parti riguarda soprattutto la proposta del Governo sui licenziamenti disciplinari (giusta causa e giustificato motivo soggettivo): mentre la Cisl è disposta ad accettare la soluzione delineata dal ministro, la Cgil chiede che si mantenga l'articolo 18 nella sua formulazione attuale. Anche la Uil è contraria: il sindacato propone che vengano fissate alcune causali, così da limitare la discrezionalità del giudice, prevedendo il reintegro obbligatorio solo in caso di condanna dell'azienda. Per le organizzazioni imprenditoriali si dovrebbe prevedere il risarcimento economico anche per i licenziamenti disciplinari.

Contratti a termine
Per finanziare l'Aspi, l'Assicurazione sociale per l'impiego, il Governo propone per i contratti a tempo determinato un contributo aggiuntivo dell'1,4% mentre per i contratti a progetto dovrebbe arrivare un aumento dei contributi previdenziali (27,72%), avvicinandoli all'aliquota dei dipendenti (33%). Le imprese temono che le soluzioni proposte dal governo Monti per garantire maggiore flessibilità in entrata determinano un aumento dei costi per le imprese. Il Governo propone un premio di stabilizzazione: se l'impresa trasforma il contratto da a termine a tempo indeterminato recupera l'aggravio contributivo sostenuto nel periodo in cui il contratto era a termine. L'apprendistato diventa il contratto dominante per l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro

Ammortizzatori sociali
Il Governo punta a un sussidio di disoccupazione universale (l'Aspi) che sostituisca l'attuale indennità di disoccupazione ma anche la mobilità. Artigiani e commercianti temono che questa soluzioni determini di fatto un aumento dei costi. Con l'arrivo dell'Aspi esce di scena anche l'indennità di mobilità, che viene erogata in caso di licenziamenti collettivi nelle aziende industriali con più di 15 dipendenti. I sindacati hanno chiesto che si mantenga la mobilità almeno per i lavoratori più anziani che dovessero perdere il lavoro dopo i 60 anni con una sorta di scivolo verso la pensione. Il Governo punta a limitare anche l'uso della cassa integrazione straordinaria con l'esclusione della causale cessazione di attività. Rimane il nodo della copertura degli ammortizzatori sociali: i sindacati chiedono che venga definito dal Governo l'ammontare delle risorse per sostenere la riforma degli ammortizzatori sociali. Quanto ai tempi di uscita dall'attuale assetto delle indennità di mobilità, il sistema entrerà a regime nel 2017 (il ministro aveva anche proposto il 2015 ma, dopo l'opposizione dei sindacati, ha fatto slittare la scadenza)

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